Partite di calcio, serie TV, cinema e tanto altro ancora: cominciando così sembra la promozione di un nuovo pacchetto streaming, in realtà è quel che offriva la IPTV oggetto di un blitz in tutta Italia. Al momento sono 21 le persone indagate, decine di migliaia invece gli utenti che si sono visti bloccare improvvisamente il servizio, con un giro d’affari che valeva milioni di Euro.
Il fatto
Il gruppo di trasgressori era dislocato tra Catania, Messina, Siracusa, Cosenza, Alessandria, Napoli, Salerno, Reggio Emilia, Pisa, Lucca, Livorno e Bari, ed è stato intercettato a seguito di una maxi operazione della polizia di Stato avviata su disposizione della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Catania durata mesi.
Secondo le indiscrezioni erano riusciti a mettere in piedi una rete di distribuzione ciclopica, che finiva fino all’estero per servire oltre 50.000 utenti tra Italia ed Europa. Dentro c’era di tutto, soprattutto palinsesti live e contenuti on demand protetti dai diritti televisivi di Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime e Netflix.
Un business che portava nelle tasche di queste persone svariati milioni di Euro ogni mese, e che sarebbe riuscito a sopravvivere abbastanza a lungo grazie all’uso di applicazioni di messaggistica crittografata (come Telegram) e identità fittizie ovviamente accompagnate da documenti contraffatti.
Cosa si rischia
In ballo ora c’è una denuncia per associazione per delinquere «a carattere transnazionale, finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato, danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo ad un sistema informatico e frode informatica».
Secondo la legge 93/2023 sulla pirateria i trasgressori adesso rischiano fino a 15.000 Euro di multa e una condanna penale che va da 6 mesi a 3 anni di reclusione. Il rischio è anche per chi consumava questi contenuti, perché se individuati vedranno comminarsi una multa che può arrivare a 5.000 Euro qualora avessero guardato «una quantità notevole di opere o materiale protetto».
Il precedente
Non è la prima volta che viene avviata un’indagine del genere in Italia: l’anno scorso, proprio in questi giorni, ben 70 furono le persone indagate per lo stesso reato.