A Chicago Apple ha rilanciato nel mondo della scuola. Le chiavi di lettura sono molte, c’è anche quella del software della suite iWork, e tra queste la parte del leone la fa ovviamente Pages, la videoscrittura giunta alla versione 7 di cui abbiamo parlato qui. Ma non c’è solo questa. Assieme a Numbers, il foglio di calcolo facile di Cupertino (arrivato alla versione 6), è stata la volta di un aggiornamento importante anche per Keynote, il primo software pensato da Apple per l’allora costituenda suite di programmi per la produttività personale che avrebbero costituito il nerbo della seconda fase di espansione software voluta da Steve Jobs, dopo la suite iLife (con iPhoto, iMovie, iWeb e GarageBand).
La storia di Keynote è antica: comincia come pezzetto software di una ambiziosa software house nata nel Maryland, la Lighthouse Design, che realizza applicativi per la produttività personale. L’azienda dura relativamente poco (dal 1989 al 1996 quando viene acquistata da Sun Microsystems per 22 milioni di dollari: uno dei suoi fondatori, Jonathan Schwartz, diventerà il penultimo Ceo di Sun prima dell’acquisizione da parte di Oracle) e fornisce però alcuni dei migliori pezzetti di codice del pianeta tra cui Diagram!, Exploder e Concurrence. Tra gli altri, poiché sviluppa in Objective C (qui semplifichiamo un po’ la storia, ma questo è il succo) li fornisce anche e soprattutto a NeXT, l’azienda fondata da Steve Jobs dopo essere uscito da Apple.
Mentre Sun voleva fare di Lighthouse Desing il cuore del suo universo applicativo per l’ufficio, cercando di contrastare il crescente potere e la montante influenza di Office di Microsoft, NeXT mantiene un approccio più tranquillo e da utente. Soprattutto è il suo Ceo, Steve Jobs, ad adoperare Concurrence come strumento chiave per le sue presentazioni, i suoi Keynote. E quando arriva il momento di tornare in sella ad Apple, nel 1997, un anno dopo che il suo fornitore preferito di software per le presentazioni è stato acquisito da Sun, inizia il progetto di realizzazione di una versione “interna” di Concurrence.
È il 7 gennaio del 2003 e durante il consueto keynote al MacWorld Steve Jobs, con un colpo di teatro, presenta un nuovo software per fare le presentazioni. È pronto, viene usato per fare la stessa presentazione che tutti stanno vedendo, e all’uscita dalla sala del Moscone Nord c’è la sorpresa di scoprire che viene regalata una copia in Cd a tutti i partecipanti. È un “mostro”, con dodici temi creati da Apple, semplici ed eleganti, e utilizza Quartz, tecnologia esclusiva di OS X per la visualizzazione della grafica, e OpenGL per le animazioni. Facilissimo da usare, è una vera arma segreta, come spiega lo stesso Steve Jobs: “Usare Keynote è come avere a disposizione un intero dipartimento di grafici professionisti che creano le vostre slide. Questa è l’applicazione da usare quando volete che le vostre presentazioni facciano davvero la differenza”.
Quindici anni e un “trauma” dopo (la famosa “riduzione al minimo” delle funzionalità nel 2013 per poter lanciare anche la versione iCloud oltre a quella iOS e macOS di iWork) eccoci arrivati all’ultima versione sulle tre piattaforme di Apple. Una versione che introduce relativamente poche novità, oltretutto condivise con le altre due app di iWork: innanzitutto la possibilità di scrivere con Apple Pencil o con un dito (su iOS) oppure con mouse e trackpad su macOS e iCloud. Sembra una cosa secondaria ma in realtà è di notevole spessore perché consente di “entrare” dentro le slide mentre si stanno preparando o anche in diretta mentre si lavora con un pubblico non oceanico bensì più ristretto. Sì, perché Keynote è non solo uno strumento per il manager che deve fare presentazioni o per il venditore che deve dimostrare i punti chiave del suo prodotto. È anche uno straordinario strumento per la didattica.
E questo tipo di strumento offre anche molte più possibilità di quanto non si immagini: pochi sanno infatti, al di fuori degli addetti ai lavori, che da lungo tempo le sue animazioni assolutamente fluide e la facilità e intuitività nell’utilizzo della grafica lo hanno reso lo strumento preferito ad esempio per creare le animazioni dei titoli di apertura e chiusura di televisione e cinema. Adesso, c’è la possibilità anche di mettere le mani sopra, sporcare le slide con la penna e abbozzare effetti, movimenti, cenni, tracce.
E poi collaborare si può anche a distanza e anche con Box oltre che con iCloud. Ci sono migliori integrazioni, grafici ad anello, gallerie di immagini prese direttamente da Foto che possono essere usate in maniera interattiva durante la presentazione, le nuove silhouette che Apple ha aggiunto ai vecchi disegni di quadrati, rettangoli e frecce, nuove modalità di gestione dei file inclusa quella che permette di comprimerli riducendone la dimensione in maniera sostanziale.
Keynote versione 8.0 e seguenti è tutt’altro che una rivoluzione (e visto l’amaro in bocca che hanno lasciato alcune rivoluzioni del passato, viene da dire meno male) però nella nostra attività di formazione e didattica che si svolge in parallelo a quella di cronista abbiamo già avuto modo di aggiornare i nostri deck di slide alle nuove capacità del software e muoverci con leggerezza e libertà nell’effettuare presentazioni assolutamente coerenti e compatibili con le precedenti, ma ancora più incisive ed efficaci soprattutto grazie alla possibilità di scriverci dentro sia in fase di preparazione che in fase di esecuzione. Non è una rivoluzione, ma decisamente una grande e soddisfacente evoluzione. Tanta strada è stata fatta dai tempi del software di Lighthouse Design che oggi non ci sarebbe poi modo di riconoscerne la forma se non nel DNA di una app sempre utile e facile da usare, intuitiva, assolutamente indispensabile e irrinunciabile per chi inizia a usarla sistematicamente.