Per Tim Cook le tensioni commerciali tra USA e Cina causate da Trump hanno danneggiato Apple, ma il presidente non pare essere di questo avviso. In risposta a tali accuse ha tirato fuori i numeri: il 20 gennaio 2017 (quando è diventato presidente, ndr) Apple chiudeva in Borsa con 120 dollari per azione, il 4 gennaio ha chiuso a 148,26 dollari.
Da una parte c’è quindi l’amministratore delegato di Apple, convinto che l’economia cinese sia stata influenzata dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, che avrebbe creato un crescente clima di incertezza che avrebbe gravato non solo sui mercati finanziari, ma avrebbe avuto effetti anche sui consumatori, portando ad una diminuzione delle vendite nell’ultimo trimestre.
Dall’altra parte c’è Donald Trump, che in risposta a queste accuse portate in campo durante la conferenza stampa al Rose Garden della Casa Bianca, avrebbe dichiarato di essere amico di Tim Cook respingendo le preoccupazioni riguardo il futuro finanziario di Apple «Mentre ripetevo ad Apple di produrre i propri dispositivi negli USA e non in Cina, il titolo in Borsa cresceva. Facevano già numeri incredibili prima che diventassi presidente e stanno andando bene ancora oggi. Comunque devo preoccuparmi del nostro paese».
Trump è insomma convinto che la sua battaglia che riporterà la produzione delle azienda USA in casa può solo far bene, ad Apple come al resto del paese. «Apple produce i propri prodotti in Cina, e di conseguenza la Cina è il principale beneficiario di Apple. Anche più di noi (USA, ndr), perché costruiscono i loro prodotti soprattutto lì. Ma adesso stanno investendo 350 miliardi di dollari nel paese proprio per evitare i dazi che abbiamo imposto. Il mio obiettivo d’altronde sono gli Stati Uniti: voglio convincere le aziende a tornare qui, molti lo stanno facendo e anche Apple sono convinto che realizzerà i suoi iPhone e tutte le altre grandi cose negli USA».