Donald Trump ha incontrato il CEO di Apple, Tim Cook, in un incontro a porte chiuse presso la Casa Bianca. Non è chiaro di quali argomenti i due abbiano discusso ma il sito Politico riferisce che la figlia di Trump, Ivanka, senior advisor del Presidente, ha fatto i complimenti a Cook per la sua partecipazione a un diverso incontro della Casa Bianca dedicato allo sviluppo economico della forza lavoro.
«È stato una vera forza sia con il consiglio consultivo sia per quanto riguarda il suo impegno sulla formazione permanente in generale”, ha riferito Ivanka. L’incontro con Trump potrebbe in qualche modo riguardare il coinvolgimento di Cook con l’American Workforce Policy Advisory Board, organo consultativo del quale il CEO di Apple fa parte dallo scorso anno. A marzo dello scorso anno, Cook aveva incontrato Trump, e il presidente USA aveva clamorosamente sbagliato il cognome dell’illustre ospite, chiamandolo non Tim Cook ma “Tim Apple”, spiegando dopo di averlo fatto solo per risparmiare tempo. Cook, scherzando, per qualche ora , cambio il suo profilo Twitter, aggiungendo una mela al nome Tim, così da diventare Tim Apple.
A parte problematiche che riguardano l’American Workforce Policy Advisory Board, Cook potrebbe essere stato sentito come intermediario per negoziare con la Cina. Il presidente Donald Trump, ha dato una sorta di ultimatum alla controparte cinese, Xi Jinping: se non parteciperà al G20 previsto a Osaka, Giappone, i prossimi 28 e 29 giugno, nuovi dazi contro le importazioni cinesi in arrivo negli USA ntreranno in vigore con effetto immediato. Tim Cook è ben visto in Cina e potrebbe essere intercedere nel conflitto commerciale in corso tra gli USA e il Paese del Dragone.
Pochi giorni addietro Trump ha detto di essere ottimista sul fatto che alla fine un accordo commerciale verrà siglato, ignorando le crescenti tensioni che hanno fatto saltare le trattative all’inizio del mese scorso. Secondo il presidente USA ci sarà un accordo perché “a, Cina è totalmente decimata dal fatto che le aziende stanno lasciando la nazione, trasferendosi in altri paesi, incluso il nostro, perché non vogliono pagare dazi”.
Da mesi le preoccupazioni per l’aumento dei prezzi iPhone in USA a causa dei dazi doganali varati da Trump si sono fatte sentire tra gli investitori e in borsa, preoccupazioni notevolmente ridimensionate se non completamente diradate dalle dichiarazioni di Foxconn: il principale costruttore a contratto di Cupertino ha infatti dichiarato che Apple è già in grado di produrre fuori dalla Cina tutti gli iPhone destinati al mercato statunitense.