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Trump dispone, Apple non si oppone, per Mappe il Golfo del Messico è ora il Golfo d’America

Il golfo del Messico diventa Golfo d’America per le Mappe di Apple. Il cambiamento del nome di questo enorme specchio d’acqua che lambisce principalmente le coste di Stati Uniti e, appunto, Messico deriva dalla pubblicazione di un ordine esecutivo del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Pubblicata il 9 febbraio, denominato non a caso “giorno del Golfo d’America“, la disposizione rientra nelle prerogative del presidente degli USA che con essa ha la possibilità di imporre alle agenzie governative o ai funzionari l’obbligo di condurre determinate azioni.

Più normalmente gli ordini esecutivi vengono emessi per fare fronte a situazioni che si devono affrontare con estrema urgenza, ad esempio (è stato il caso di Trump) per gestire il flusso dei migranti o il pericolo di terrorismo (George Bush ne emise molti dopo l’attentato alle torri gemelle, tra cui la creazione del Department of Homeland Security). Fu un ordine esecutivo di Franklin D. Roosevelt a porre le basi per il finanziamento del progetto Manhattan che condusse alla bomba atomica.

Nel caso specifico Trump ha deciso invece di emettere un ordine esecutivo per “ripristinare i nomi che onorano la grandezza americana”. E così dopo avere disposto che la montagna più alta degli USA, il picco dell’Alaska conosciuta come Mount Denali, perdesse il nome in Athabaskan usato dagli indigeni a favore di quello assegnato dai coloni americani di Mount McKinley (nome del 25° presidente USA), ha fatto cambiare anche il nome del Golfo del Messico in Golfo d’America.

La ragione?: «il nome – ha detto alcuni giorni fa Trump – ha un suono meraviglioso. Copre un vasto territorio. Il Golfo d’America. Che nome bellissimo. Fa proprio al caso suo”.

Apple è solo una delle realtà che ha dovuto cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo d’America. Prima di Cupertino l’aveva fatto Google. Microsoft con Bing e MapQuest ancora non si sono mosse ma è difficile immaginare che non lo faranno.

Il fatto che Apple e Google non abbiano opposto resistenza alla disposizione di Trump che è sì un obbligo ma sarebbe comunque contestabile ed impugnabile, è già al centro di numerose critiche di chi vede la scelta come la nuova conferma che aziende considerate “liberal” e storicamente  vicine al principi del pensiero dei Democratici, si stiano oggi rincorrendo l’un l’altra in una gara a non indispettire il nuovo presidente repubblicano.

Per ora il nuovo nome è visibile solo agli utenti americani che si collegano dagli Stati Uniti ma a breve dovrebbe apparire anche fuori dagli USA, Messico incluso che ovviamente ha condannato la decisione di Trump.

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Pubblicata il 9 febbraio, denominato non a caso “giorno del Golfo d’America“, la disposizione rientra nelle prerogative del presidente degli USA che con essa ha la possibilità di imporre alle agenzie governative o ai funzionari l’obbligo di condurre determinate azioni.

Più normalmente gli ordini esecutivi vengono emessi per fare fronte a situazioni che si devono affrontare con estrema urgenza, ad esempio (è stato il caso di Trump) per gestire il flusso dei migranti o il pericolo di terrorismo (George Bush ne emise molti dopo l’attentato alle torri gemelle, tra cui la creazione del Department of Homeland Security). Fu un ordine esecutivo di Franklin D. Roosevelt a porre le basi per il finanziamento del progetto Manhattan che condusse alla bomba atomica.

Nel caso specifico Trump ha deciso invece di emettere un ordine esecutivo per “ripristinare i nomi che onorano la grandezza americana”. E così dopo avere disposto che la montagna più alta degli USA, il picco dell’Alaska conosciuta come Mount Denali, perdesse il nome in Athabaskan usato dagli indigeni a favore di quello assegnato dai coloni americani di Mount McKinley (nome del 25° presidente USA), ha fatto cambiare anche il nome del Golfo del Messico in Golfo d’America.

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