Apple deve costruire il Mac Pro in Texas. Lo chiede Trump in un Tweet che suona come una risposta alla decisione di Apple di spostare la produzione del nuovo Mac Pro, dal Texas alla Cina.
“Non daremo ad Apple – scrive il presidente degli USA in uno dei suoi Tweet di ordinanza – nessuna esenzione dai dazi per i componenti del Mac Pro prodotti in Cina”, invitando la società di Cupertino a produrre negli Usa in modo da “non avere dazi”.
Trump non ha fatto riferimenti agli stabilimenti del Texas dove è stato prodotto finora il Mac Pro ma la Mela ha un’ampia presenza nello Stato federale. Oltre a esistenti uffici vari, Apple lo scorso anno ha annunciato un progetto di espansione da 1 miliardo di dollari per il campus di Austin, e anche aperto (sempre ad Austin) il Material Recovery Lab che si occupa dello studio di nuovi processi di riciclo. La nuova struttura di quasi 840 metri quadrati individua soluzioni innovative basate sulla robotica e l’apprendimento automatico per migliorare metodologie tradizionali quali il disassemblaggio mirato, lo smistamento e la triturazione.
Gli attuali Mac Pro cilindrici sono assemblati nel Texas dal subappaltatore Flextronics. Il computer cilindrico è completamente assemblato ad Austin, dove vengono anche lavorati alcuni suoi componenti ad alta precisione in collaborazione con alcune aziende leader del settore di altri Stati (Florida, Illinois e Kentucky). Si tratta ad ogni modo di una produzione in volumi molti limitati, niente a che vedere con i numeri di dispositivi quali iPhone e iPad. Per la produzione dei nuovi Mac Pro che vedremo in autunno è stato scelto Quanta produttore a contratto che li realizzare in uno stabilimento vicino a Shanghai.
Nonostante l’invito di Trump, è improbabile che Apple deciderà di investire di nuovo nella produzione per la produzione della workstation in USA. Nonostante i dazi imposti ai prodotti realizzati in Cina per l’escalation della guerra commerciale tra le due nazioni, produrre nel Paese del Dragone presenta offre tanti vantaggi e la produzione industriale è per molti versi superiore a quelle potenzialmente disponibili negli USA. Rispetto agli Stati Uniti, scrive AppleInsider, la Cina è relativamente a buon mercato, offre qualità e, forse ancora più importante, manodopera reattiva, in grado di adeguarsi subito a nuove esigenze. Un partner di Apple per la produzione come Foxconn è in grado di dispiegare in breve tempo decine di migliaia di lavoratori anche all’ultimo minuto, attivando gli impianti di produzione tutto il giorno rispettando scadenze rigorose.
Il CEO di Apple, Tim Cook, ha sempre lodato l’ampia disponibilità della manodopera disponibile in Cina, e nell’ultima conferenza sullo sviluppo economico ha descritto come impareggiabile la capacità del paese di creare prodotti tecnologicamente avanzati. Parlando della questione produzione iPhone in USA, l’amministratore delegato di Apple tempo addietro aveva spiegato che la produzione in Cina avviene non tanto per una questione di costi della manodopera ma per il livello di abilità e competenze delle aziende. “Gli americani” aveva detto Cook, “hanno perso quel tipo di abilità vocazionali; voglio dire, se mettessi insieme tutti gli attrezzisti e gli stampisti degli Stati Uniti riempiresti la stanza in cui sediamo ora, mentre in Cina ti occorrerebbero più campi da calcio”.