L’ambiziosa spinta a creare infrastrutture in Cina ha portato all’apertura di centinaia di data center, molti dei quali al momento non sono utilizzati. I media locali riferiscono che fino all’80% di queste risorse restano inutilizzate.
Il Paese del Dragone ha annunciato un progetto per l’apertura di oltre 500 data center tra il 2023 e il 2024, ma almeno 150 strutture già completate faticano a individuare clienti in un mercato in rapida evoluzione. L’ascesa del modello open-source DeepSeek-R1, in grado di eseguire attività allo stesso livello di ChatGPT con un decimo della potenza di calcolo di un LLM comparabile, ha sostanzialmente modificato le necessità hardware.
Più che alla potenza di elaborazione ora si tende a dare importanza ad infrastrutture a bassa latenza in grado di offrire agli utenti l’impressione di “ragionamenti” in tempo reale. Il disallineamento tecnico non fa che accentuare il problema, con molti data center costruiti da aziende con scarse competenze in ambito AI, spiega MIT Technology Review.

Le strutture in questione sono spesso presenti in zone remote per sfruttare elettricità a basso costo e terreni meno costosi, ma ora si trovano a fronteggiare l’obsolescenza, con le aziende AI che hanno bisogno di data center non distanti da hub tech per ridurre al minimo i ritardi di trasmissione.
I prezzi delle GPU a noleggio sono in picchiata, e server cluster con 8 GPU Nvidia H100 ora sono offerti in locazione per 75.000 yuan (circa 9.500€) al mese, prezzo molto più basso rispetto alle vette di 180.000 yuan (poco meno di 23mila euro) richiesti in precedenza, elementi che rendono alcune attività dei data center finanziariamente insostenibili.
In ogni caso secondo il CEO della società che lo ha creato, grazie a Deepseek la Cina ha accorciato ulteriormente la distanza in campo AI dagli USA. Per tutti gli articoli dedicati all’intelligenza artificiale rimandiamo alla sezione dedicata di macitynet.