Vogliamo sapere quanto l’FBI ha pagato per sbloccare l’iPhone di San Bernardino. E’ la richiesta congiunta di Associated Press, Vice Media e USA Today, tre delle principali testate e media statunitensi, che stanno facendo pressione ora in via pubblica e ufficiale nel tentativo di spingere l’ente investigativo degli Stati Uniti a svelare i costi sostenuti per accedere ai dati nascosti all’interno dell’iPhone 5c di Syed Rizwan Farook, l’attentatore complice della sparatoria avvenuta in un centro sociale per disabili a San Bernardino, in California, il 2 dicembre 2015.
Della vicenda si è parlato a lungo e l’FBI avrebbe in realtà già rilasciato alcune dichiarazioni in merito circa un anno fa. James Comey, nell’aprile scorso, aveva infatti fatto sapere che per riuscire nell’impresa erano stati spesi «Un sacco di soldi», più di quelli che – suggeriva – avrebbe guadagnato di lì alla sua pensione. In quei giorni il New York Times, tenendo conto del periodo restante al pensionamento del direttore dell’FBI e del suo stipendio mensile, aveva infatti stimato un costo superiore ad 1,3 milioni di dollari. Questa cifra era stata poi successivamente smentita da Reuters che, citando fonti vicine ai fatti, avevano lasciato intendere che la spesa sostenuta era in realtà inferiore al milione di dollari.
Più o meno di un milione, ancora oggi non è dato sapere quanto è effettivamente costato lo sblocco dell’iPhone di San Bernardino. Proprio per questo motivo le tre testate americane hanno citato in giudizio l’FBI che, nel pubblicare oltre 100 pagine relative alla documentazione di tutto il caso, ha volutamente omesso l’ammontare dei costi di accesso al dispositivo. «Non c’è alcun motivo per cui debbano tenerla nascosta. E’ una informazione che non può mettere a repentaglio la sicurezza nazionale». Ora non rimane che attendere per scoprire se il potere di media e stampa a stelle e strisce, considerato uno dei pilastri della democrazia USA, riuscirà nell’intento di mettere alle strette una delle più potenti e influenti agenzie investigative del pianeta per far rivelare anche questo dettaglio della spinosa questione da cui, lo ricordiamo, era scaturito anche lo scontro tra Apple e l’FBI, con una storica presa di posizione da parte di Cupertino e del suo Ceo Tim Cook.