Un misto di tecnologie più recenti e più datate, spirito collaborativo custoditi in un guscio protettivo per garantire la privacy. Sono questi gli ingredienti della piattaforma tecnologica che Apple e Google hanno deciso di allestire congiuntamente per tracciare i contagi da Coronavirus e frenare la diffusione del virus.
L’idea, come abbiamo spiegato, è quella di rendere almeno parzialmente interoperanti i due mondi mobili, quello iOS e quello Android, così da consentire di il trasferimento di informazioni alle applicazioni per il controllo “attivo” del rischio di contagio, quello che in gergo si chiama tracciamento dei contatti (contact tracing), un sistema che può rappresentare una valida misura per contenere la diffusione del virus.
Gli strumenti di Apple e Google, spiega il New York Times che è stato informato sulla tecnologia da fonti vicine a Cupertino e Mountain View, saranno costantemente attivi in background, registrando la presenza di dispositivi nelle vicinanze mediante la tecnologia wireless a corto raggio Bluetooth. L’uso di Bluetooth, oggi usato per tantissimi dispositivo, contente di aumentare l’affidabilità e ridurre il consumo di batteria, che al contrario è elevato su altre tecnologie simili e al momento disponibili con app di terze parti come TraceTogether
Quando qualcuno indicherà ad una delle app per la salute pubblica di avere contratto un’infezione da coronavirus, lo strumento di Apple e Google invia ad un server quelli che in gergo si chiamano “broadcast beacons”, identificatori anonimi (dei “fari di prossimità”) legati al dispositivo. Gli altri telefoni verificano costantemente sugli stessi server l’arrivo di beacon avvisando se l’utente si è negli ultimi 14 giorni si è trovato a contatto con qualcuno che ha contratto l’infezione. Se viene trovata una corrispondenza (identificato il contatto negli ultimi giorni con qualcuno che ha contratto il coronavirus), viene mostrato un avviso.
Ovviamente alla base di tutto c’è il rispetto della privacy. L’utente deve dare il consenso per questo tracciamento. Apple e Google stanno decidendo con gli operatori sanitari quali informazioni mostrare negli avvisi mirando ad un equilibrio che consenta di ottenere informazioni utili e allo stesso rispettose della privacy di chi ha contratto il coronavirus.
Il CEO di Apple, Tim Cook, ha spiegato su Twitter che questo strumento aiuterà a contenere la diffusione del virus con modalità che tengono conto del rispetto della trasparenza e del consenso; anche il CEO di Google, Sundar Pichai, su Twitter ha scritto che questo strumento prevede “controlli severi e protezioni a tutela della privacy degli utenti”.
Il lavoro dell’insolita coppia Apple-Google, aziende normalmente rivali, sarà utile nel rallentare la diffusione del coronavirus? “Non è l’unica soluzione possibile”, spiega al New York Times il Dr. Mike Reid, professore assistente di medicina e malattie infettive presso L’Università della California, San Francisco, “ma come parte di una robusta e ricercata risposta, può esercitare un suo ruolo. Questi dati consentono di aiutare la popolazione in generale a prendere decisioni consapevoli per la propria salute permettendo eventualmente di auto-sottoporsi in quarantena”, spiega il Dr. Reid, evidenziando però che questo sistema, non deve portare a sottovalutare l’imperativo di intensificare su larga scala, in tutto il mondo, del tracciamento dei contatti.
Apple e Google hanno fatto sapere che entro metà maggio offriranno i loro strumenti agli sviluppatori di app di terze parti, promettono di non raccogliere dati sulla localizzazione ma solo elementi che tengono conto della prossimità dei vari dispositivi (se e quanto le persone sono state in contatto con altre che hanno contratto il coronavirus).
La soluzione di Apple e Google include interfacce di programmazione app (API) e tecnologie a livello di sistema operativo per favorire l’attivazione del tracciamento dei contatti, In una prima fase, a maggio, le due aziende rilasceranno API per consentire l’interoperabilità fra i dispositivi Android e iOS delle app sviluppate dalle autorità sanitarie ( app ufficiali che potranno essere scaricate dagli utenti attraverso i rispettivi app store); nella seconda fase, nei prossimi mesi, Apple e Google lavoreranno per rendere disponibile una più ampia piattaforma di contact tracing basata su Bluetooth, integrando questa funzionalità a livello di sistemi operativi. Come è facile immaginare, si tratta di una soluzione più solida rispetto ad un’API e consentirebbe a un maggior numero di persone di partecipare, sempre su base volontaria; permetterebbe inoltre l’interazione con un più ampio ecosistema di app e autorità sanitarie governative.
L’idea delle due aziende dovrebbe semplificare i tentativi di governi e autorità sanitarie di tutto il mondo, alla ricerca di soluzioni per rallentare la pandemia di COVID-19, proteggendo le persone e consentire il ritorno alla normalità.
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