Il fisco italiano ha avuto una risposta precisa da Meta, alla quale era stata inviata una richiesta di pagamento dell’IVA per 877 milioni di euro. Il gigante dei social Meta ha deciso di non intraprendere il procedimento di accertamento con adesione davanti all’Agenzia delle Entrate.
Ricordiamo che le richieste di pagamento per l’IVA di 877,6 milioni di euro riguarderebbe solo gli anni per i quali le richieste sono destinate a scadere: il 2015 e il 2016. Il termine per aderire alla definizione agevolata è scaduto a marzo scorso, ma il colosso statunitense ha optato per non saldare i conti con il Fisco italiano, lasciando dunque aperta solo la strada dei tribunali, in particolare quello tributario, oltre alle sedi penali.
Ed infatti, oltre alla richiesta di pagamento, si prospetta anche quella di rinvio a giudizio per i due direttori di Meta Platforms Ireland Limited. Ai dirigenti, infatti, si contesta la maxi evasione fiscale e già lo scorso dicembre, al termine delle indagini, Meta aveva espresso un forte dissenso nei confronti delle accuse, posizione che non è cambiata, considerando che adesso sembra essere saltato qualunque accordo con il Fisco.
Attualmente, come ricorda il Corriere della Sera, i pubblici ministeri stanno lavorando a una rimodulazione del capo di imputazione, che porterà alla formale richiesta di rinvio a giudizio.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, Meta Platforms Ireland Limited avrebbe fornito agli utenti italiani “servizi digitali” attraverso Facebook e Instagram, ottenendo in cambio i loro dati personali e informazioni sulle interazioni sulle piattaforme, utilizzati per fini commerciali.
Si tratterebbe, secondo l’accusa, di una “permuta tra beni differenti”, soggetta ad IVA e quindi tassabile. Tuttavia, stando a quanto riportato al momento, i rappresentanti di Meta avrebbero omesso di presentare le dichiarazioni fiscali per sette anni, ritenendo l’imposta non dovuta.
Il procedimento evidenzia come le grandi aziende tecnologiche siano sempre più al centro dell’attenzione delle autorità fiscali, in un contesto in cui pressioni internazionali e politiche influenzano i rapporti tra imprese e regolatori.
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