Lo scorrere continuo è senza senso. La critica alla particolare tecnica usata da tutti i social media, quella che permette di scorrere verso il basso i post uno dopo l’altro, arriva da Tim Cook in una intervista con Bustle.com
Parlando principalmente di Shine, un’app che “aiuta gli utenti a prendere cura di sé stessi e concentrarsi sul proprio benessere”, Cook spinge l’acceleratore accusando lo “scrolling infinito” di essere alla base di una dipendenza dalle tecnologie priva di creatività, quando invece «dovrebbe essere la tecnologia a mettersi al servizio dell’umanità e non il contrario».
Cook ha proseguito affermando che lo scrolling infinito sui social media quali Facebook, Instagram e TikTok (senza nominare direttamente queste aziende) porta l’utente a circondarsi di “negatività”. «Apple – spiega Cook – preferisce un mondo nel quale gli utenti possano godere dei loro prodotti per connettersi con familiari e amici, non per usarli per scorrere timeline infinite e insensate».
Apple è preoccupata e sta provando ad aiutare queste persone con sistemi come Screen Time (in italiano “Tempo di utilizzo”), opzione che consente di sapere quanto tempo noi e i figli trascorriamo su app, siti web e altri contenuti. Questo aiuta l’utente a prendere decisioni più consapevoli su come usare i propri dispositivi e, se lo desidera, impostare delle limitazioni.
Aza Raskin, ideatore dello scorrimento che usiamo sui social media, nel 2019 aveva riferito di essere consapevole dell’impatto che ha avuto la sua invenzione, arrivando al punto di parlare “di cocaina comportamentale sparsa sull’interfaccia. E questa è la cosa che ti fa venire voglia di tornare di nuovo, e ancora, ancora sul sito”. Raskin ha affermato che lo scroll continuo non aveva lo scopo di creare tale dipendenza, si sente per questo colpevole e all’epoca aveva persino chiesto scusa.
I social ovviamente respingono le accuse, ma non hanno alcuna intenzione di ripensare una progettazione cosciente che non comporti dipendenza e problemi quali quelli legati alla salute mentale provocati da piattaforme come Instagram su ragazze adolescenti.