Tim Cook faccia a faccia, anche se solo per un pranzo, con il presidente del consiglio Matteo Renzi. È accaduto oggi a Milano, in occasione della visita che ha portato in città il CEO di Apple, ospite, come noto, dell’università Bocconi per il discorso inaugurale dell’anno accademico. Renzi a Cook si sono visti da Cracco, un ristorante che si trova in pieno centro, in città, appena davanti al Duomo (e a non molta distanza dalla sede italiana di Apple). Assieme a Cook anche Luca Maestri, a capo delle operazioni finanziarie di Apple, che è, come ben noto, italiano.
L’incontro tra Cook e Renzi, a Milano per presentare il progetto ‘Human Technopole. Italy 2040’, è giunto inaspettato; è stato lo stesso Cook a dire al termine dell’incontro in Bocconi che avrebbe incontrato a pranzo Renzi. Non è dato di sapere chi ha richiesto il faccia a faccia che vista la location è stato amichevole ed informale; Cook in ogni caso non è nuovo ad incontri con capi di Stato e personalità politiche. Del resto non è certo strano che l’amministratore delegato della più importante società nel mondo dell’elettronica di consumo e una delle più importanti in assoluto, si incontri con chi ha la responsabilità della gestione amministrativa e legislativa di una nazione.
L’incontro con Cook per Renzi potrebbe avere avuto anche un significato collaterale e per qualche verso ancora meno formale di un momento di confronto a pranzo tra un primo ministro e il CEO di una potentissima multinazionale. Il primo ministro italiano è, infatti, un fan di Apple (in circolazione ci sono alcune immagini che lo ritraggono a Cupertino, fotografato come il più classico degli appassionati di fronte al cartello “One Infinite Loop”) e in passato non ha mai mancato di far mostra della sua ammirazione per Jobs.
Sono decine e decine le immagini che mostrano Renzi con tra le mani prodotti Apple, tra cui iPhone, iPad, MacBook Pro 13″, MacBook Air. Mentre era sindaco a Firenze si era anche battuto per avere un Apple Store in città, negozio che poi ha ottenuto il suo successore Dario Nardella. Alcuni osservatori hanno anche notato nelle modalità con cui imposta i suoi discorsi meno connessi alla politica e all’amministrazione dello Stato, accenti, tonalità e una chiara famigliarità con le modalità con cui Jobs teneva i suoi keynote al punto da lasciar sospettare che Renzi non si sia risparmiato nè lo studio dell’oratoria nè gli sia sconosciuto l’approccio comunicativo del defunto fondatore di Apple.
Non dimentichiamo che non più tardi di 12 mesi fa, alla Leopolda, l’evento più classico del “renzismo” italiano, lo sfondo della serie di eventi ed incontri, il vero e proprio background del palco, era il garage di Steve Jobs, preso come simbolo dell’innovazione, delle idee che nascono dal basso, da un luogo umile e dove lavora anche la fantasia, per divenire progetti strutturati e cambiare le cose della vita.
Proprio oggi a Milano, Renzi ha riconfermato la sua predilezione per il mondo Apple quando, al Piccolo Teatro di Milano per la presentazione del progetto Technopole che dovrebbe far sorgere sull’area dell’Expo un polo di ricerca avanzato per la tecnologia italiana, ha estratto una serie di oggetti di tecnologia “vintage”, tra cui un vecchio cellulare e una enciclopedia degli anni ’70, sventolando poi un iPhone 6, che di tutti quegli oggetti è oggi una sintesi agli steroidi.
Anche Cracco, il cui locale ha ospitato l’incontro, non è estraneo al mondo Apple. Fu da Carlo e Camilla in Segheria, uno dei suoi ristoranti milanesi, che venne per la prima volta mostrato in Italia, prima ancora della sua commercializzazione che sarebbe avvenuta diverse settimane dopo, durante il Fuorisalone, Apple Watch. In quella occasione venne allestito un vero e proprio showroom con specialisti Apple giunti sul posto per l’occasione. Jonathan Ive e Marc Newson, i due principali designed di Apple, furono in città per presentare lo smartwatch.