Se Tim Cook fosse un’automobile, sarebbe una Ferrari che costa come un’utilitaria. Questo il senso di una classifica stilata da Bloomberg che esalta il CEO di Apple come il miglior affare che si potrebbe fare pensando al rapporto tra rendimento e costi.
A dirlo sono le nude cifre: Cook è costato ad Apple 65,2 milioni di dollari che possono sembrare molti, ma dal 2012 a oggi questa cifra rappresenta solo lo 0,2% del profitto totale messo insieme da Apple. Nessun amministratore delegato costa così poco e rende così tanto. Basti sapere che nel rapporto tra “prezzo e prestazioni” dopo Cook troviamo Satya Nadella (CEO di Microsoft) che costa lo 0,4% del profitto, mentre Rex Tillerson, a capo di Exxon Mobil, l’azienda che Apple ha scalzato dal primo posto tra quelle più quotate al mondo, costa lo 0,7% del profitto. Cook a capo della più grande azienda americana per profitto è solo il 17° CEO più pagato; nella lista di 100 dirigenti, ben 37 sono costati più del ricavo che hanno portato a casa: in termini pratici le loro aziende hanno lavorato per mantenere l’amministratore delegato, non riuscendo neppure a coprirne il costo..
L’ordine è determinato calcolando la paga del dirigente in base e quanto questa incida in percentuale nei profitti, al netto delle tasse, sottraendo il costo del capitale.
Ma Cook non costa solo poco in rapporto al profitto, è anche un grande leader. Come fa notare Dan Ernst, analista di Hudson Square Research: “Cook costruisce intorno a lui un team in grado di fare il suo lavoro”. Molti dei principali luogotenenti di Cook sono veterani di Apple di lungo corso, ma è stato capace di andare a pescare anche all’infuori della famiglia nel caso di alcune assunzioni-chiave. Ha nominato Lisa Jackson dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente per supervisionare le iniziative ambientali, e ingaggiato Angela Ahrendts, ex CEO di Burberry alla guida dei negozi al dettaglio.