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Apple si schiera e scrive una lettera alla Corte Suprema USA per difendere i “Dreamers”

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Apple ha presentato una memoria scritta (“amicus curiae”) alla Corte Suprema degli Stati Uniti a supporto del Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), il programma voluto nel 2012 da Barack Obama che ha finora consentito agli immigrati irregolari entrati quando erano bambini negli USA, di evitare il rimpatrio e ricevere un permesso di lavoro o di studio biennale rinnovabile.

Donald Trump ha definito anticostituzionale l’uso del potere esecutivo da parte dell’allora presidente Obama intervenuto nel 2012 con un suo provvedimento per proteggere i migranti, e dopo lo stallo in Congresso, alla fine sarà la Corte Suprema a decidere se l’amministrazione Trump ha il diritto di chiudere il programma federale.

La Mela – spiega Macrumors – già in altre occasione si è presentata come amicus curiae ma è la prima volta che sono indicati i nomi del CEO Tim Cook e di Deirdre O’Brien, Senior Vice President di Retail + People dell’azienda.

Il DACA è un programma che ha consentito di tutelare i cosiddetti “Dreamers”, i migranti arrivati negli Stati Uniti irregolarmente da bambini, permettendo a circa 800.000 persone il diritto temporaneo di due anni di vivere, studiare e lavorare legalmente a patto di rispettare alcune condizioni: non commettere atti che ledano la sicurezza, frequentare la scuola o il servizio militare. il diritto di permanenza si rinnova di due anni in due anni dando ai giovani la possibilità di iscriversi ai college o essere assunti in un posto di lavoro.

Apple nel Regno Unito è considerata l’azienda migliore dove lavorare

I tribunali federali chiamati a decidere sulla questione hanno finora imposto all’amministrazione di mantenere in vita il programma, in attesa di una conclusione delle cause legali lanciate contro l’amministrazione

Molti dei cosiddetti “Dreamers” hanno vissuto e lavorato finora negli Stati Uniti, arrivati sul territorio USA prima di aver compiuto il 16esimo anno di età. Nel documento presentato alla Corte Suprema, Apple spiega che impiega 443 Dreamers arrivati da oltre 25 diverse nazioni in quattro continenti. I Dreamers in Apple svolgono vari ruoli, responsabili di progettazione hardware, software, attività vari nei negozi al dettaglio, assistenza clienti e operazioni in 36 diversi Stati.

Apple riferisce che letteralmente non esisterebbe senza “brillanti e motivate popolazioni di immigrati”, Dreamers inclusi, evidenxiando che anche il padre del co-fondatore di Apple, Steve Jobs, era immigrato dalla Siria. La Casa di Cupertino ha anche indicato vari studi che dimostrano come la forza di lavoro diversificata sia alla base della crescita e del successo dell’azienda.

Nell’introduzione della memoria scritta allo scopo di influire sulla sentenza, la Mela spiega: «Dal 1976, Apple si è fatta un nome con la progettazione, lo sviluppo, la vendita e la gestione di elettronica di consumo all’avanguardia, inclusi dispositivi per la comunicazione mobile, personal computer e relativi software e servizi. Il successo di Apple deriva dalle persone che formano e incarnano la cultura dell’innovazione di Apple. Apple impiega una forza lavoro diversificata con oltre 80.000 dipendenti nei soli Stati Uniti. Tra queste persone vi sono centinaia di beneficiari del DACA che non hanno avuto voce in capitolo nella decisione di arrivare in questo paese e non hanno conosciuto altra casa. Apple impiega in una vasta gamma di posizioni i beneficiari del DACA che incarnano l’impegno all’innovazione di Apple. Come spiegato di seguito, loro e immigrati come loro, sono vitali per il successo di Apple. Sono le scintille della creatività e contribuiscono a favorire l’innovazione».

Nelle conclusioni del documento presentato da Apple, si legge: «Si tratta di una questione dove testa e cuore portano alla stessa conclusione. Appoggiamo collettivamente i Dreamers, sostenendo da parte nostra l’accordo. Non è soltanto un requisito giuridico, è anche una scelta etica. Chi siamo noi come paese se ci tiriamo indietro? Che cosa diranno di noi come popolo se ora voltiamo le spalle ai Dreamers?».

Il massimo tribunale statunitense valuterà il caso durante l’attuale sessione e la decisione finale dovrebbe arrivare tra la primavera e l’estate del 2020.

diversità in azienda

A gennaio dello scorso anno Tim Cook e altri centinaia di amministratori delegati di grandi aziende (Microsoft, Facebook, HP, Amazon, IBM e altre) avevano inviato una lettera al Congresso statunitense, evidenziando un impatto negativo di 215 miliardi di dollari sul Pil americano se verrà permessa la scadenza del DACA.

Nel 2017 i CEO di Apple Tim Cook e il CEO di Koch Industries, Charles Koch (persone diametralmente opposte su varie questioni politiche) avevano scritto un articolo di opinione per il Washington Post esortando il Congresso statunitense a pensare a una soluzione legislativa per proteggere le persone che saranno colpite dalla fine del DACA. Cook e Koch avevano chiesto al Congresso di agire velocemente per trovare una soluzione “per portare certezza e sicurezza nella vite dei dreamers”.

“Nessuna società può realmente prosperare quando una parte rilevante dei suoi cittadini si sente minacciata o incapace di sfruttare appieno il proprio potenziale. Non si può neanche pensare di prosperare escludendo quanti vogliono fornire contribuiti positivi. Non è solo un nobile principio: è un concetto fondamentale, avvalorato dalla nostra storia nazionale.

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