Se Apple non collabora con l’FBI, Tim Cook potrebbe essere ritenuto il diretto responsabile del rifiuto e finire in prigione. E’ questo uno dei possibili – ma altrettanto meno probabili – scenari che, secondo l’avvocato Peter Fu, si potrebbero verificare nel caso in cui Apple continui a negare il suo aiuto nelle indagini anche dopo aver perso la causa in tribunale.
Apple ha già dichiarato pubblicamente di non essere intenzionata a rispettare l’ordinanza del tribunale con la quale ricordiamo, ancora una volta, le viene richiesto di sbloccare l’iPhone 5c dell’attentatore di San Bernardino. In questa particolare circostanza – si legge su Fast Company – i tribunali potrebbero propendere per una punizione, anziché insistere sull’obbligo di collaborare.
Stephen Vladeck, un esperto in diritti di sicurezza nazionale presso l’American University, non è tuttavia d’accordo con questa ipotesi, sostenendo che il caso riguarda Apple intesa come società, e non solo Tim Cook come unico soggetto.
A parte questa differenza di vedute, entrambi sembrano essere d’accordo sul fatto che Apple sarà al sicuro finché continuerà a contestare il caso, oltre al fatto che la società potrebbe ritrovarsi a dover pagare pesanti multe nel caso in cui le cose non vadano nel verso sperato.
Per essere più chiari, Yahoo in passato fu ad esempio minacciata con una multa da 250.000 dollari per ogni giorno che avrebbe rifiutato la sua collaborazione con il governo, inoltre la contravvenzione sarebbe poi raddoppiata per ogni settimana successiva se avesse deciso di persistere nella sua decisione.
Apple è comunque una società che tendenzialmente rispetta la legge, quindi difficilmente si ostinerà a non voler collaborare con l’FBI nel caso in cui perda la battaglia legale. Tra le ipotesi più credibili, potrebbe adempiere alle richieste e, successivamente, bloccare nuovamente l’accesso agli iPhone con un aggiornamento software che vada ad aumentare ulteriormente la sicurezza dei dispositivi.
