Un vero e proprio attacco frontale a quei legislatori che in alcuni stati alimentano con provvedimenti legislativi la discriminazione basata su convincimenti religiosi, razza, orientamento sessuale. Cook non è nuovo a prese di posizioni chiare in materia, ma questa volta sceglie una tribuna e toni del tutto inusuali: il sito Internet del Washington Post, il più letto a livello internazionale dei giornali americani e il riferimento anche negli Usa per gli ambienti legislativi e governativi dove appaiono parole chiare, un atto di accusa esplicito, diretto a stati come Arkansas, Indiana e Taxas, che hanno recentemente approvato leggi che Cook (e non solo Cook) considera discriminatorie.
«Sta accadendo qualche cosa di molto grave negli Stati Uniti – scrive Cook – in qualche stato, come Indiana e Arkansas è possibile rifiutare un servizio a persone che lo richiedono bastandosi sui propri convincimenti religiosi, in Texas si minaccia di togliere lo stipendio ad impiegati che emettono certificati di matrimonio a sposi dello stesso sesso e questo anche se la corte suprema dovesse cancellare la legge statale che lo proibisce». Cook vede in queste leggi il potenziale per una nuova discriminazione «qualche cosa che non è facile da distinguere nè è facile da combattere. Non si presenta a volto scoperto, si muove nell’ombra e spesso anche dentro alle leggi che dovrebbero proteggerci. Queste leggi razionalizzano l’ingiustizia, vanno contro i principi basilari su cui si fonda la nostra nazione e potenzialmente possono distruggere decenni di cammino verso un assetto di eguaglianza totale»
Dietro a queste leggi messe in stato d’accusa da Cook, ci sono spesso fedi religiose che, specialmente negli USA, intrecciano il credo con la politica e non raramente sono rappresentate dentro ai parlamenti da deputati apertamente confessionali, ma secondo Cook, che si professa battezzato della chiesa battista e uomo per il quale la fede ha sempre avuto una importante parte bella sua vita «La religione non deve essere usata per discriminare». Da uomo d’affari, oltre che da cittadino americano, Cook vede un grande rischio nella discriminazione: «la comunità economica – scrive ancora Cook – ha riconosciuto molto tempo fa che la discriminazione in tutte le sue forme è un male per il mercato. Per questo, a nome di Apple, mi schiero contro questa ondata di leggi, in qualunque modo e da qualuque parte essa emerga e spero che molti si uniscano a questo movimento. Il nostro messaggio agli americani e nel mondo è che Apple è aperta, aperta a tutti, indipendentemente da dove vengono, dal loro aspetto, dal loro credo e dai loro affetti. Indipendentemente dalle leggi dell’Indiana o dell’Arkansas, non tollereremo mai la discriminazione”.
Nel suo intervento sul quotidiano USA Cook prosegue: “Donne e uomini hanno combattuto e sono morti per difendere questi principi fondanti di libertà ed eguaglianza; i giorni della segregazione dove si leggeva “solo bianchi” sulle porte dei negozi, le fontanelle e i bagni, devono rimanere sepolti nel nostro passato e non deve tornare nulla di simile. Questa – chiude Cook – non è una questione politica o religiosa, questo è qualche cosa che ha a che fare come noi ci rapportiamo in quanto esseri umani: opporsti alla discriminazione, richiede coraggio. Con la vita e la dignità delle persone a rischio, è tempo per tutti noi di essere coraggiosi».
Parole forti, come dicevamo, e anche se non la presa di posizione di Cook a favore dei diritti civili non è nuova, il fatto che di suo pugno, per la seconda volta dopo il coming out con il quale aveva reso pubblico il suo orientamente omossessuale, il CEO scriva un articolo di fondo su una tematica vivissima negli USA, è un fatto che avrà clamore mediatico enorme. Cook è a capo della principale azienda al mondo per capitalizzazione, un perno della economica mondiale e una delle strutture su cui si fonda il sistema economico america. Ben difficilmente i legislatori, non solo quelli della Bible Belt, contro cui di fatto l’amministratore di Apple si scaglia, potranno fare finta di nulla. Dal Nevada al North Carolina, queste leggi danneggiano il mondo del lavoro, la crescita economica”.