Più il mercato dei PC cala, più Apple vede una opportunità per far crescere il Mac. Questo il concetto più interessante tra quelli contenuti nella trascrizione completa dell’intervista a Tim Cook da cui il Wall Street Journal questa notte aveva tratto l’articolo di cui anche noi abbiamo dato conto. L’articolo non fornisce molti nuovi dettagli nè approfondimenti rispetto a quando abbiamo già scritto questa mattina, ma la parte che ruota intorno al futuro del Mac merita di essere menzionata.
Cook viene portato a parlare del Mac quando il Daisuke Wakabayashi “fidato” giornalista Apple specializzato in indiscrezioni (qualche volta apparentemente non tutte messe insieme senza almeno una mano tesa da Cupertino) sul mondo della Mela, fa alcune considerazioni sul progetto di crescita di Apple. Il CEO parla dei «prodotti i nuove categorie» di cui abbiamo già detto, che arriveranno quest’anno, ma poi indica anche il Mac come una nicchia che ha grandi potenzialità. «Abbiamo affermato – dice Cook – che il mercato dei tablet sarebbe divenuto più grande di quello dei PC e questo sta accadendo più in fretta di quanto non avessimo pensato. Ma c’è ancora molta gente che compra PC e molti di questi potrebbero avere una migliore esperienza se usassero un iPad invece che un PC, ma non abbiamo ancora deciso di abbandonare il Mac. Molti nostri concorrenti stanno gettando la spugna, ma noi spendiamo una grande quantità di talento e di risorse umane sul Mac. Pensiamo che mentre molta gente si allontana dal Pc, diventa più chiaro che il Mac è quello che la gente potrebbe desiderare se vuole un PC»
Interessanti anche le considerazioni sul perchè, secondo Cook, iPhone non sarà confinato in una nicchia come accade al Mac quando arrivò Windows. «Non sarà la stessa cosa – dice l’amministratore delegato di Apple – e non dico questo perchè sono nella mia posizione. Io so come sono andate le cose perchè stavo in quel mondo (Cook ha lavorato in Intelligent Electronics, IBM e Compaq prima di arrivare in Apple NDR) che era totalmente differente da quello in cui viviamo oggi. Una delle cose che fece la differenza fu la disponibilità delle applicazioni; man mano Windows ne ebbe sempre di più e questo penalizzò il Mac, ma oggi abbiamo un milione di applicazioni per iOS e mezzo milione sono ottimizzate per iPad; quelle ottimizzate per i tablet Android sono un migliaio. Un’altra ragione è che Windows era una cosa sola, Android è invece fatto di tante identità. Guardate che succede: chi usa Kindle sa forse che sta usando un sistema opertivo Android? Samsung continua a mettere software su software sopra il sistema operativo. No, non penso proprio che il paragone di iPhone con il Mac e di Android con Wijndows, sia corretto e se si chiedesse alle persone che hanno vissuto, come me, quei momenti direbbero la stessa cosa».
Cook ha poi anche parlato di telefoni a schermo maggiorato, i cosiddetti phablet. Come già accaduto in passato, il CEO di Apple non ha smentito l’interesse per questo mercato ribadendo però di non «avere intenzione di lasciare alla spalle il principio secondo il quale Apple affronta un mercato quando questo è pronto sotto il profilo della tecnologia. Non dico che non lo faremo mai, ma vogliamo dare alla gente un prodotto di qualità non solo un telefono con uno schermo più grande». Quel che conta per Apple sono altri aspetti: definizione, contrasto e affidabilità perchè «ci sono molti differenti parametri quando si misura la qualità di uno schermo che è la finestra che ci fa affacciare al software».
Infine è arrivato anche un cenno alla mossa più recente di Google, che ha ceduto Motorola. Cook non è stato «sorpreso, si è trattato di un passo logico. Google si è liberato di qualche cosa che perdeva soldi e di qualche cosa che a cui non poteva dedicarsi. È molto difficile fare hardware, software e servizi e mettere tutto insieme. Questo è quello che fa di Apple qualche cosa di speciale. Per questo non sono sorpreso che Google non sia stata in grado di farlo».