Tim Cook vuole che Businessweek ritratti la storia dei microchip cinesi che avrebbero spiato i server Apple. La richiesta giunge, secondo la Casa di Cupertino, al termine di una lunga serie di indagini che hanno decisamente smentito la teoria avanzata dal giornale secondo il quale, oltre ad Apple, lo scandalo riguarda anche altri colossi del digitale, come Amazon.
Cook ha detto a Buzzfeed di essere stato coinvolto sin dall’inizio sulla questione, di avere parlato personalmente con i reporter di Bloomberg e parlando con il redattore ha sbottato: “Ogni volta che facevano domande sull’argomento, puntualmente la storia cambiava, e ogni volta che abbiamo indagato, non abbiamo trovato nulla. “Abbiamo rivoltato l’azienda da capo a piedi” ha spiegato ancora Cook, “cercato email, esaminato registri nei datacenter, registri contabili, registri di carico. Abbiamo seriamente e scientificamente messo sotto sopra l’azienda indagando in profondità e ogni volta arrivavamo alla stessa conclusione: non è successo, non c’è nulla di vero”.
Apple, irritata al punto da avere inusualmente deciso di rispondere sulla questione non limitandosi a smentire riferendo poche righe a qualche redattore (come avvenuto in altre occasioni) ma con una lunga dichiarazione scritta – e dopo che anche il National Cyber Security Centre (NCSC) del Regno Unito si è detto convito che quanto raccontato da Businessweek su Apple è frutto di errori, – chiede attraverso Cook che Businessweek ritratti tutto: “Farebbero la cosa giusta”.
Businessweek però non pare intenzionata a cedere. “L’indagine di Bloomberg Businessweek” – si legge in una dichiarazione rilasciata proprio a Buzzfeed – “è il risultato di oltre un anno di segnalazioni nel corso del quale abbiamo condotto oltre 100 interviste”. “Diciassette fonti individuali, inclusi funzionari governativi e fonti interne delle aziende, hanno confermato la manipolazione di dispositivi hardware e altri elementi per l’attacco”. “Abbiamo riportato le dichiarazioni complete di tre aziende così come la dichiarazione del ministero degli Affari esteri cinese. Continuiamo a sostenere la storia e confidiamo nel nostro lavoro e nelle nostre fonti”.