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Tim Cook «Apple parla di immigrazione, diritti umani e privacy perché vuole cambiare il mondo»

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Il CEO di Apple Tim Cook è stato intervistato da Adam Lashinsky di Fortune e ha parlato di istruzione, privacy, diritti umani e immigrazione, spiegando la vigorosa presa di posizione dell’azienda su questi argomenti.

Apple, spiega Cook è sempre stata motivata dal voler «Cambiare il mondo», qualcosa che non può avvenire «Rimanendo in silenzio». Non ci sono ad ogni modo linee guida specifiche che l’azienda segue quando decide di far sentire la propria voce.

Tim Cook

«Abbiamo sempre voluto cambiare il mondo e ho capito alcuni anni addietro che non puoi farlo rimanendo in silenzio su argomenti importanti» ha spiegato Cook ai microfoni di Fortune. «Per noi è un elemento determinante. Non c’è una formula prestabilita per decidere quando parlare e quando non parlare», affermando che a suo modo di vedere bisogna intervenire quando Apple ha competenze/esperienze specifiche. «Non voglio che Apple sia vista alla stregua dell’ennesimo mezzobusto televisivo, dovremmo parlare solo quando abbiamo specifiche competenze per portare all’attenzione dell’opinione pubblica un argomento».

«Siamo legittimati a intervenire? Abbiamo il diritto di parlare di questo problema? Non è abbastanza essere una grande azienda per intervenire? Penso questo, a cosa significhi per noi e per questo che discutiamo di istruzione, privacy, diritti umani, immigrazione e ambiente, perché sono cose di cui ci occupiamo, temi dove possiamo mostrare il nostro punto di vista, che può essere applicato o no e che molte persone possono percepire come sbagliato, tuttavia è il nostro punto di vista e lo possiamo condividere».

Cook ha proseguito spiegando di non ritenere che le imprese debbano pensare unicamente in termini commerciali. «Le attività commerciali per me non sono altro che un insieme di persone e le persone si affidano a dei valori – almeno si spera – e per estensione, di conseguenza anche le aziende dovrebbero avere dei valori. Le aziende dovrebbero esprimersi dopo aver valutato se un argomento rappresenta o meno per loro un valore fondamentale».
Apple è spesso intervenuta sul tema dell’immigrazione perché molti suoi dipendenti sono immigrati. «Abbiamo 300 persone con il DACA» il programma voluto dall’allora presidente Barack Obama, cancellato da Trump e ora bloccato in tribunale che ha consentito, di fatto, di salvare dall’espulsione le persone che, pur senza un permesso di soggiorno, furono portate da bambini in USA dove ancora si trovano.

«Voglio difendere queste persone» ha spiegato Cook. Per Apple lavorano anche migliaia di persone con il visto H1B, quello concesso a lavoratori specializzati in possesso di una laurea quadriennale e una offerta di lavoro da parte di un’azienda americana. Persone che potrebbero trovarsi ad affrontare problemi perché Trump ha deciso di rescindere alcune norme in materia di condizioni di occupazione per i compagni e le compagne di chi ha la green card. Cook ha spiegato che queste decisioni colpiscono «persone reali» con i loro sentimenti.

Per quanto concerne la diversità, Cook ha spiegato che Apple «Impiega persone molto differenti provenienti da tanti luoghi diversi» accettando le persone «Da ovunque queste arrivino», elemento che, a detta del CEO della Mela, permette all’azienda di avere qualcosa di singolare da offrire nelle discussioni sulla diversità, un punto di vista che permette dell’azienda di dire la sua sul tema dei diritti umani e uno dei motivi per il quale Cook ha recentemente parlato della politica dell’immigrazione degli Stati Uniti per le famiglie di migranti con bambini separati dai genitori, decisione definita «disumana» dal CEO. «In ultima analisi, i diritti umani rappresentano il trattare le persone con dignità e rispetto».

Come risposta alle persone secondo le quali le aziende dovrebbero limitarsi a creare buoni prodotti e guadagnare denaro, Cook ha spiegato che questo non è ciò che la maggiorparte delle persone vuole. Apple, ha ribadito, non si occupa di politica vera e propria ma di linee programmatiche, linee di condotta.

Tim Cook

«Apple non dà un dollaro alle campagne politiche. Discutiamo di tutela della sfera privata, parliamo di immigrazione, discutiamo di riforma delle imposte societarie, politiche in materia di riforma tributaria. Penso che la maggior parte delle persone lo capisca e ritenga che abbia senso».

Per quanto riguarda la privacy, Cook ha spiegato che il punto di vista di Apple sulla questione parte dai valori intrinseci della società e che il modello commerciale aziendale è stato creato nel rispetto di questi valori. «Abbiamo dimostrato di avere molto a cuore la privacy quando non importava a nessuno. Non potevamo immaginare specifici dettagli ma abbiamo immaginato che la creazione di profili dettagliati delle persone avrebbe verosimilmente portato a gravi danni con il passare degli anni», elementi che «potrebbero essere utilizzati per troppe situazioni losche». «Penso che le persone nel mondo di oggi non abbiano una visione completa di chi ha cosa e quanto gran parte di aspetti della loro vita siano stati aperti a entità commerciali ed enti pubblici».

Il CEO di Apple ha parlato ancora del lancio della sezione di notizie per elezioni Midterm di metà mandato con l’app Apple News, spiegando che Apple ha sempre creduto nella cosiddetta curation (raccolta, ordinamento e condivisione) dei contenuti, indicando come esempio l’App Store. «Lo sentiamo come il nostro store, in grado di dire qualcosa su di noi e cosa c’è lì dentro». «Sin dal primo giorno abbiamo applicato la stessa attenzione alle news».

Cook fa capire che l’obiettivo dell’app Apple News, gestita da giornalisti e non da algoritmi, è in qualche modo un segnale per entrare in modo più netto nel dibattito sulle fake news, con fonti che difendono sia i principi conservatori, sia liberal, ritenendo che vi sia spazio per rimanere “nel mezzo”. Per quanto riguarda le elezioni Midterm di novembre saranno inclusi contenuti scritti da giornalisti del Washington Post, di Axios e di Politico, insieme con quelle selezionate da un team di redattori tra fonti verificate come Fox News e Vox.

Nell’intervista si è parlato anche di Screen Time, la funzionalità di iOS 12 che aiuta gli utenti a comprendere e controllare quanto tempo trascorrono sui loro dispositivi iOS. Cook ha spiegato che Apple non ha mai desiderato che le persone facessero un utilizzo esagerato dei propri dispositivi. Il CEO di Apple ha dichiarato che la funzionalità Screen Time gli ha permesso di ridurre l’uso di iPhone, in particolare gestire meglio le notifiche che riceve in quantità “folli”.

Argomento finale dell’intervista investimenti a breve termine contro quelli a lungo termine, con Cook che ha spiegato che alcuni investimenti di Apple sono pensati da qui a 7 e anche a 10 anni. Per chiudere, l’intervistatore ha chiesto a Cook quanto ancora prevede di rimanere CEO, con l’avvicinarsi del settimo anniversario alla guida dell’azienda. «È un privilegio di una vita essere in Apple, guidare l’azienda e spero di sapere cosa fare al momento giusto».

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