Nel giro di poche ore dalla sua comparsa su App Store The Secret of Monkey Island Edizione Speciale per iPhone e touch è balzato nei primi posti dei programmi più acquistati su App Store. E’ vero che si tratta di un classico, ma il risultato non è male per un gioco che ha comunque una ventina di anni ed è proposto a 5,99 euro. L’effetto nostalgia spiega solo in parte la corsa all’acquisto da parte dei giocatori della vecchia e il consistente flusso di giudizi positivi che ha portato la media a sfiorare le 5 stelle; il vero segreto è lo spirito immortale che permea dalla storia di Melee Island e del suo pirata pasticcione e un po’ tronfio con contorno di assurdi comprimar i che allora come oggi conquista e ammalia.
Fin dai primi istanti di gioco è impossibile non rimanere conquistati dalla grafica, pur semplice, ma disegnata a mano degli scenari, peculità di questa edizione speciale ma dietro alla quale si nasconde quella assai più rozza ma con un suo fascio d’antan per richiamare la quale basta scorrere due dita sullo schermo. In questa “special edition (interamente sottotitolata in Italiano) ci sono però molte chicche, a cominciare dalla della riuscita colonna sonora, non solo le musiche “simil-reggae” sintetizzate, ma realizzate e registrate dal vivo che offrono una marcia in più al titolo. Il parlato dei personaggi (purtroppo solo in Inglese e con una qualità di recitazione abbastanza rivedibile…) contribuisce a ricreare l’atmosfera picaresca del gioco. Completa il quadro la quasi magica capacità di spingere il giocatore ad esplorare nuove località . In sostanza su iPhone e touch è possibile ritrovare tutti i punti forti del classico Monkey Island, il tutto rivisto e corretto per il palato degli utenti di oggi.
Per chi non lo sapesse perché troppo giovane per ricordarlo, Monkey Island tecnicamente è un diretto erede delle avventure a stringhe di testo da cui, ai tempi, si differenziava solo per l’apparizione di scene che inquadravano la vicenda e alcune animazioni condite con qualche azione sullo schermo. Per completare Monkey Island si dovevano comunque svolgere dei dialoghi e compiere alcune missioni, in parte connesse proprio alle scelte di interazione con i personaggi. Fin qui nulla di nuovo, ma la vera innovazione era nella storia ingegnosa quasi impossibile da sintetizzare tanto è intricata e paradossale. Cercando di dare una idea essa vede protagonista un improbabile apprendista pirata, Guybrush Threepwood, che per diventare un vero filibustiere dovrà superare tre prove una più assurda dell’altra. Nel percorso si troverà a che fare un grasso e scalcinato pirata fantasma, barboncini piraà±a, cannibali cultori di voodo, una bella governatrice dai metodi spicci, navi, spade, idoli, isole misteriose, Yak con labbra di cera, topastri e spray anti-topi, mappe e tutto l’armamentario tipico del genere ma reinterpretato in maniera surreale e con battute al fulmicotone che piovono nel mezzo dell’azione quando meno ce lo si attende. Per risolvere la storia si dovranno fare cose in linea con lo spirito della storia, come ad esempio usare un pollo in gomma con carrucola per superare un braccio di mare o usare il mefitico grog, una bevanda dei pirati, per sciogliere una serratura (il che non stupisce visti gli ingredienti tra cui cherosene, glicol propilene, acido solforico, acetone, colorante rosso n.2, detriti, grasso per motore, acido per la batteria e un pizzico di rum). Bisognerà anche inventarsi una mente da pirati un po’ sbilenchi, seguendo dialoghi non sempre in linea con quel che si dice “la normalità “, e adattarsi a situazioni del tutto inusuali. Il tutto in un contesto segnato da humor e divertimento, con battute che ancora oggi fanno sorridere e qualche volta proprio ridere (la gara di insulti con il mitico “io sono di gomma tu sei di colla” resta immortale nella storia dei giochi così come il “dietro di te una scimmia a tre teste”). Ma al di là dell’umorismo è la cura per la storia, la caratterizzazione dei personaggi, l’intrico della vicenda, in un tempo surreale, credibile e complessa, a colpire.
Il primo pensiero che viene in mente è che ai tempi era difficile stupire con effetti speciali e con grafica iperrealistica; i limiti tecnici delle macchine di allora obbligavano a quella che appare una grafica rigida e poco fluida, senza 3D dove la profondità viene simulata con artifici che ci sembrano oggi abbastanza ingenui. E proprio per questo si doveva per forza trovare il colpo di genio per riuscire a catturare il giocatore, una operazione in cui Monkey Island e i suoi sgangherati pirati, improbabili furfanti, fantasmi pasticcioni e scheletri pavidi e recessivi, riusciva benissimo allora e riesce benissimo pure ora su iPhone. Quelli che erano o punti di forza della versione per Pc, anche nella conversione per i portatili di Apple restano immutati e fanno del gioco di Lucas Arts un classico imperdibile sia da parte di chi ci ha giocato su Mac, Windows o Amiga, sia chi non ne ha mai sentito parlare.
Purtroppo non possiamo non annotare le gravi lacune dell’interfaccia utente che caratterizzano la versione per iPhone e iPod touch. Il sistema di controllo non è stato implementato a dovere e fin dalle prime partite sembra di avere a che fare con una conversione un po’ approssimativa del controllo via mouse. Il puntatore infatti deve essere toccato e spostato dove desiderato, proprio come avviene con il mouse, mentre non è possibile semplicemente toccare nella zona voluta o sull’oggetto da esaminare per fare in modo che Guybrush Threepwood si muova in quella direzione. Durante le prove abbiamo riscontrato altri problemi tutt’altro che secondari sempre causati dall’interfaccia. Per esempio per accedere alla locazione attigua a quella corrente occorre posizionare con precisione millimetrica il puntatore nella fascia di pixel più a destra o a sinistra dello schermo, pena l’immobilità totale. Durante il gioco spostando il puntatore capita in più di una occasione di aprire involontariamente il menu delle azioni, posto in basso a sinistra, obbligando così il giocatore a uscire con due tap. Ancora in diverse occasioni il programma non sembra rilevare sempre correttamente il doppio tap per avviare l’azione predefinita a seconda dell’oggetto, rispetto al tap singolo. Infine non si comprende per quale ragione evidenziando un oggetto appaia l’icona appropriata (ad esempio “guarda”, “apri”, “usa” ecc.) ma per compiere l’azione si debba necessariamente passare da un altro menù. La cosa sarebbe già scomoda su un computer con un mouse, ma su un display così piccolo con controllo touch diventa una sofferenza.
Il lungo elenco delle mancanze del sistema di controllo è doveroso perché si tratta di un problema fastidioso: per alcuni utenti con poca pazienza, meno inclini ai titoli di avventura e forse anche per i giocatori che non hanno mai giocato all’originale, i difetti del sistema di controllo rischiano di compromettere l’esperienza del titolo. Il consiglio è quello di valutare bene i pro e i contro: a nostro giudizio nel caso di Monkey Island i meriti, in ogni caso, superano abbondantemente i difetti. Nemmeno un sistema di controllo macchinoso e poco preciso riescono a rovinare questo classico dei videogiochi.
Un titolo da acquistare, dunque, per tutti i giocatori alla ricerca di una buona avventura per iPhone e touch anche se, lo ribadiamo, l’augurio e la speranza è qeulla di una revisione del barocco ed inefficiente sistema di controllo migliorandolo in un prossimo aggiornamento. Fatto questo, tutto sarebbe pronto per procedere con le conversioni per iPhone e touch di altri classici della Casa, Maniac Mansion, Zack McKracken, i titoli di Indiana Jones, Sam & Max e tutte le altre avventure che hanno fatto non solo la storia di LucasArts ma anche dei videogiochi.
The Secret of Monkey Island Edizione Speciale è disponibile su App Store a 5,99 euro.