Negli ultimi anni abbiamo assistito a diatribe più o meno complesse tra Cupertino, l’FBI, il Dipartimento di Giustizia e altri enti governativi USA e forze dell’ordine, mancavano però ancora i Texas Rangers contro Apple. Ai lettori italiani potrebbe suonare come il titolo di un film o di una serie televisiva, purtroppo però non si tratta di finzione ma degli ultimi sviluppi della vicenda che riguarda il killer che ha ucciso 26 persone nella chiesa si Sutherland Springs non distante da San Antonio.
L’autore della strage è l’ex militare Devin Kelley con problemi psichici: fin dai primi istanti questo caso ha richiamato alla memoria la diatriba dell’iPhone di San Bernardino perché vicino al cadavere del killer è stato ritrovato un iPhone SE di sua proprietà. Solo prima del weekend ore è stato reso pubblico che i mandati di perquisizione emessi dai Texas Rangers hanno raggiunto Cupertino. Le forze dell’ordine fanno così richiesta ufficiale ad Apple di poter accedere al registro delle chiamate, contatti, messaggi, password, canali e account social, fotografie, video e altri dati ancora conservati sul terminale dei killer. Le stesse richieste sono state emesse anche per un telefono cellulare Nokia anche questo di proprietà di Devine Kelley.
Ricordiamo che nelle ore immediatamente successive ai tragici avvenimenti era scoppiata una polemica sul ritardo delle forze dell’ordine che non avrebbero sfruttato l’impronta digitale di Kelly per sbloccare il suo iPhone SE, questo nonostante l’aiuto offerto da Apple. Ora non rimane che attendere per verificare se anche per il nuovo caso Texas Rangers contro Apple assisteremo al botta e risposta avvenuto tra Cupertino e l’FBI per il caso di San Bernardino. In quella occasione la multinazionale di iPhone aveva rifiutato di creare backdoor o un sistema iOS modificato per consentire l’accesso sostenendo che una simile soluzione costituirebbe un pericolo enorme per ogni iPhone e iPad nel mondo.