Nei processori una parte dell’energia è dissipata sotto forma di calore; questo deve essere rimosso per non rischiare di farli bruciare; il calore, inoltre, assorbe energia che si disperde anziché essere destinata al funzionamento delle macchine. Tutto questo potrebbe essere prossimo a cambiare, almeno questo è quel che si prospetta da una scoperta dei ricercatori del MIT, al lavoro su una famiglia di minerali nota come tetraedrite, leghe che permetterebbero la costruzione di materiali in grado di convertire il calore in energia.
In passato sono state proposte varie tecnologie per riciclare il calore inutilizzato prodotto dalle CPU (Fujitsu aveva qualche tempo addietro presentato anche un sistema che convogliava l’aria in pompe di calore che in teoria avrebbero dovuto permettere di eliminare i condizionatori dagli uffici) ma finora tutte queste tecniche si sono dimostrate complesse o poco funzionali all’atto pratico.
Rispetto ad altri minerali con simili caratteristiche individuati in precedenza, pare che la tetraedrite sia molto diffusa in natura, atossica ed economica da estrarre (4$ al chilo contro i 24$ e anche 146$ al chilo di altri materiali termoelettrici). Si parla di un recupero possibile tra il 5% e il 10% del calore generato, numeri che permetterebbero di migliorare l’autonomia di molti dispositivi. Una società californiana, Alphabet Energy, sta lavorando su generatori stand-alone (indipendenti) e pare siano in corso discussioni con i produttori di automobili per capire in che modo sfruttare il calore generato dalle auto. Non è da escludere in futuro l’integrazione in prodotti del tutto diversi.