Su richiesta di Apple, Foxconn ha creato delle fabbriche in India che si occupano della produzione di iPhone. Questa scelta ha permesso alla Mela di produrre e vendere iPhone senza essere esageratamente tassati come avviene per molti prodotti, inclusi quelli elettronici, tentativo del governo indiano di incrementare il settore manifatturiero nazionale.
La produzione è iniziata a partire vecchi modelli come l’iPhone 6s e poi estesa anche ad altri. In India Apple da tempo sta pensando di produrre molti dei nuovi iPhone, in modo per sfuggire alla tassazione che alcuni paesi (USA in testa) impongono ai prodotti che arrivano dalla Cina.
Le cose ora diventando più complicate. India e Cina si trovano in una situazione di forte tensione; al confine ufficioso tra le due nazioni si è consumato un pericoloso incidente militare in mezzo all’Himalaya, con morti e feriti. Dopo le tensioni dei giorni passati, l’India ha deciso di rafforzare i controlli sui materiali provenienti dalla Cina, alcuni dei quali sono destinati alle fabbriche Foxconn che ora sono inattive.
Abbiamo dunque le prove tangibili delle difficoltà dell’ipermondializzazione della produzione. Al minimo problema o errore in uno di questi grandi paesi, c’è un impatto a catena su tutta una serie di prodotti. Il COVID-19 è stato solo un assaggio di ciò che potrebbe significare la mondializzazione. Le tensioni con la Cina hanno portato l’India a bloccare – tra le altre cose – anche 59 app per dispositivi mobili sviluppate da aziende cinesi, tra cui vi sono Tik Tok, WeChat, Clash of Kings e molte altre.
Cina e India sono le due nazioni più popolose sulla terra; tutte e due sono potenze nucleari e, a parte i problemi per la produzione dei prodotti elettronici, il timore è che la tensione possa degenerare in una grave crisi internazionale.
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