Mentre il resto di noi ha visto spostare il lavoro sul computer di casa e gli incontri faccia-a-faccia si fanno in videoconferenza, quelli di Audi che per via del coronavirus non possono ancora lavorare insieme dal vivo, lo stanno facendo incontrandosi dentro un mondo parallelo.
La società li chiama «Audi spaces» e sono in sostanza degli ambienti virtuali all’interno dei quali ciascun dipendente sposta il proprio avatar tridimensionale per parlare coi colleghi e lavorarci insieme. Questi “pupazzi 3D” possono fare gesti e interagire come si farebbe nel mondo reale – spiegano nel comunicato stampa – il che rende la comunicazione digitale un po’ più vera di quel che oggi offrono le videoconferenze, dove i limiti dettati dalla mancanza di interazione sociale tenderebbe a renderla impersonale.
Il lavoro fatto è imponente: Audi ha di fatto ricreato gli spazi di lavoro utilizzati normalmente in modo da rendere questo passaggio al digitale più morbido. «Con gli “Audi spaces” stiamo sfruttando le opportunità offerta dalla digitalizzazione e forniamo ai dipendenti uno strumento che li supporti in un mondo del lavoro che è altamente dinamico e sta diventando sempre più complesso» scrive Sabine Maassen, membro del consiglio di amministrazione di Audi per le risorse umane. «Lo strumento migliora la collaborazione dei team oltre i confini dei dipartimenti e dei paesi».
Chi sta già usando questa piattaforma dice di essere più rilassato e si stanca meno a seguire le videoconferenze: insomma, l’ambiente virtuale piace perché contribuisce al rafforzamento del sentimento di comunità e della cooperazione anche in contesti internazionali. I dipendenti lo usano anche per seguire riunioni, workshop e tutte le altre attività svolte normalmente in ufficio senza sentirne troppo la differenza, visto che in quello vero non possono ancora tornarci. «Tutte quelle situazioni di lavoro che adesso minaccerebbero la sicurezza dei nostri dipendenti ora possiamo spostarle negli “Audi spaces”, risparmiando costi e risorse».
Quel che è interessante è che Audi non parla soltanto dei possibili contagi di coronavirus. Questa soluzione, spiegano, offre ad esempio l’opportunità di imparare virtualmente – e tutte le volte che si vuole – come controllare i veicoli elettrici in uno scenario di autoapprendimento e simulare errori senza alcun pericolo per la salute dei dipendenti. Allo stato attuale questo nuovo modo di lavorare ideato da Audi viene usato da più di 4.000 dipendenti in circa 200 eventi al mese, ma le prospettive sono molto più ampie. «(Gli “Audi Spaces”, ndr) possono essere usati anche da partner esterni» spiega Patrick Zöbisch, Project Manager della nuova piattaforma. «Siamo lieti che lo strumento stia diventando sempre più popolare e che nuovi scenari applicativi vengano aggiunti ogni giorno, contribuendo al suo sviluppo».
Tutto questo ci conferma i numeri raccolti dalle piattaforme di videoconferenza nell’ultimo anno. Gli utenti di Microsoft Teams sono cresciuti del 50%, quelli di Zoom hanno portato ad un aumento del fatturato della società del 355% ed un’espansione del 169% nello scorso trimestre. Insomma, il COVID-19 ha accelerato l’adozione di nuovi strumenti che, proprio perché sono stati usati per un lungo periodo, sono diventati di uso comune tanto da non poterne fare più a meno, anche quando il virus sarà completamente sconfitto. Benvenuti nel futuro.