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Telegram accusa Apple, usa Safari per uccidere il web

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Sul canale del fondatore di Telegram è comparsa una nuova critica nei confronti di Apple, accusata questa volta di usare Safari nel suo piano di distruzione del web. «Telegram web offre un’esperienza straordinaria sui computer, ma funziona benissimo anche sui dispositivi mobili» scrive Pavel Durov «tuttavia, gli viene impedito di raggiungere il livello qualitativo delle app native su iOS» a causa dei limiti imposti da Apple.

Il problema nasce dal fatto che Telegram, che ha una sua app distribuita tramite l’App Store, in passato ha dovuto affrontare una serie di difficoltà con il processo di revisione di Apple a causa dei canali pubblici che si possono creare al suo interno in quanto non hanno alcuna restrizione per quanto riguarda i contenuti che vi circolano. Così, per aggirare alcuni di questi vincoli, la società offre anche una versione web completa del servizio, che tuttavia come fa notare Durov viene limitata anche su iOS.

A sostegno della sua tesi riporta alcune delle lamentele sollevate nel tempo dagli sviluppatori, citando ad esempio i 10 problemi elencati dallo sviluppatore di Telegram Web per quanto riguarda l’app Safari per iOS che Apple da anni si rifiuta di risolvere (tra questi la mancanza di funzionalità come le notifiche push, i codec VP8 e VP9, le frequenze di aggiornamento elevate e gli artefatti visivi) e portando all’attenzione dei suoi lettori l’articolo in cui HTTP Toolkit afferma che Safari anziché proteggere il web lo starebbe uccidendo.

telegram web app

Secondo Durov Apple starebbe paralizzando le app web per costringere gli utenti a scaricare le applicazioni dal suo App Store in modo da poter richiedere agli sviluppatori il 30% in tasse sugli acquisti. A differenza di macOS infatti, su iOS non è possibile scegliere un motore web diverso per le loro applicazioni: ognuna deve implementare il WebKit di Apple, perciò è quest’ultima ad avere il controllo e può così limitare quel che le app web possono fare e non fare rispetto a quelle native.

«Fortunatamente, le autorità di regolamentazione hanno iniziato a rendersi conto di cosa sta succedendo» fa notare Durov. Questa settimana la Competition and Markets Authority (CMA), un regolatore del Regno Unito, dopo uno studio durato un anno, ha concluso che “Apple limita il potenziale dei browser rivali, che non possono così differenziarsi da Safari”. In merito devono ancora essere prese delle decisioni, nel frattempo il governo starebbe valutando l’avvio di un’altra indagine antitrust contro Apple, che nel frattempo ha rimosso alcune delle sue limitazioni, come ad esempio l’inclusione delle notifiche push con iOS 16.

Queste restrizioni inibiscono seriamente le capacità delle app web, app che vengono eseguite su un browser anziché dover essere scaricate singolarmente, privando i consumatori e le aziende di tutti i vantaggi di questa tecnologia innovativa. Spero che l’azione normativa possa arrivare presto: è triste notare come, più di dieci anni dopo la morte di Steve Job, un’azienda che un tempo ha rivoluzionato il web mobile si sia trasformata nel suo ostacolo più significativo.

Non è la prima volta che Durov attacca Apple: oltre ad aver definito gli utenti iPhone degli “schiavi digitali” e iCloud uno strumento di sorveglianza, ha anche intrapreso azioni concrete denunciandola all’antitrust dell’Unione Europea per le pratiche anticoncorrenziali dell’App Store.

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