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Il viaggio, come sanno molto bene quelli tra noi che si spostano senza rinunciare alla propria tecnologia, inizia quando si esce da casa e finisce quando si fa ritorno. E i nostri apparecchi elettronici sono parte di questa esperienza. Anzi, si comincia prima.
Secondo Sita, la cooperativa di proprietà delle compagnie aeree e degli aeroporti che si occupa della fornitura IT nel settore del trasporto aereo, la maggior parte delle persone fa sempre più ricorso a smartphone, tablet e computer portatili per organizzare il proprio viaggio, prenotare e comprare i biglietti, fare check in, entrare in aeroporto, usarli come sistemi di intrattenimento durante il volo, gestire il recupero dei bagagli e poi scegliere il mezzo di trasporto (dal treno a Uber) per raggiungere la destinazione finale fuori dall’aeroporto.
Addirittura, tablet e smartphone vengono usati per comfrontare i prezzi dei prodotti che si trovano nei negozi degli aeroporti (di gran lunga la principale fonte di guadagno per i gestori degli scali) con quelli disponibili nei negozi online o in quelli a destinazione, per scegliere se effettuare o meno gli acquisti.
La trasformazione centrale del viaggio, come notiamo ogni giorno quando partiamo in aereo per vacanza o per lavoro, è dunque la presenza di smartphone e di tablet. Apple da questo punto di vista ha offerto alcune innovazioni che sono molto interessanti, a partire da PassBook, diventato adesso Wallet, che è di fatto lo standard per la creazione di biglietti elettronici da usare al gate degli aeroporti
Lo standard viene riconosciuto parallelamente ai biglietti stampati a casa o a quelli archiviati come codice a barre sul telefono cellulare, ma è molto più funzionale ed efficiente, consentendo di avere più informazioni in modo più ergonomico (l’immagine del biglietto è perfetta per lo schermo del telefonino, a differenza di quella dei PDF salvati con il codice a barre) e aggiornamenti su gate e orario di partenza. E c’è anche l’integrazione con Apple Watch, per chi voglia entrare in aereo senza la fatica di estrarre il telefono di tasca e solo esibendo il polso.
Tutto questo però richiede di base una cosa: connettività. E qui, nonostante ci siano miglioramenti in prospettiva per l’Europa con l’arrivo della tariffa unica europea che azzererà di fatto i costi del roaming, il problema si pone in maniera abbastanza significativa.
Secondo Sebastian Fabre, vicepresidente per gli integrated networks business line di Sita, il problema si pone soprattutto relativamente alla trasformazione in corso nel modo di utilizzare la connessione negli aeroporti. C’è una forte richiesta di connettività da parte delle compagnie aeree sia per i velivoli che per gli equipaggi quando sono a terra, spiega Fabre durante il Sita Summit 2016 svoltosi ipochi giorni fa Barcellona a cui Macity ha partecipato, ma anche per clienti e passeggeri. Negli aeroporti la connetività è il requisito per mantenere attiva la qualità dell’esperienza di uso dei propri contenuti.
E poi c’è il tema della sicurezza, che è centrale per Sita come fornitore di tecnologia per la connettività. La spesa, nota Fabre, è complessivamente in crescita del 10% anno su anno per un totale di 2,4 miliardi di dollari nel 2015. E parallelamente cresce del 19% anche la spesa (10 miliardi) per la gestione della performance delle applicazioni in generale (non solo negli aeroporti) ma sicuramente con un impatto anche da parte di questi ultimi.
Con l’arrivo della internet of things il passeggero diventa un soggetto connesso e la connessione, unita a una serie di elementi di tecnologia, è quello che permette di avere un nuovo tipo di viaggio secondo Sita. Tra poco con un iPhone o un iPad sarà possibile avvicinarsi a un chiosco dell’aeroporto che fornisce contenuti digitali (dai giornali in formato digitale ai film e telefilm), fare un acquisto pagando con carta di credito o Apple Pay dove presente, e scaricare via WiFi o Bluetooth il contenuto dentro l’app.
Ancora, l’utilizzo di sistemi biometrici permetterà a breve di creare direttamente dal proprio telefonino un token valido per un singolo viaggio e utilizzare quello al posto del passaporto, in maniera più sicura e veloce. A Ginevra Sita ha presentato poi Leo, un carrello automatico robotizzato sul quale è possibile caricare il proprio bagaglio e lui, come un gattone, ti precede e porta il bagaglio all’interno dell’aeroporto dove deve essere ad esempio imbarcato di nuovo. Un modo di fare bag-drop totalmente diverso e basato su etichette intelligenti e connesse all’interno dell’aeroporto.
Possibile anche perché sta aumentando rapidamente il livello di automazione e di “intelligenza” del sistema di gestione dei bagagli, che ha ridotto radicalmente negli ultimi cinque anni il volume di bagagli dispersi, al punto che è necessario una bella dosa di sfortuna per non veder comparire il proprio bagaglio sul nastro di raccolta ala fine del proprio viaggio.
La connettività, che dovrà essere sempre più diffusa ed economica, è anche uno strumento per aiutare a indirizzare verso il gate giusto i passeggeri durante i trasferimenti inter-aeroportuali tra due voli, soprattutto in paesi con grandi aeroporti, riducendo code e passeggeri “dispersi”.
Oggi secondo il rapporto annuale pubblicato da Sita circa il 92% dei passeggeri utilizzano la tecnologia per prenotare i loro biglietti aerei. Questo significa che le agenzie di viaggi tradizionali (una volta una parte essenziale dell’esperienza di viaggio) sono ormai praticamente una cosa del passato con solo l’8% di persone che vogliono una ‘interazione umana’ al momento della prenotazione. E la cosa procede così anche dentro l’aeroporto: chi utilizza per la prima volta il check in da casa su computer, in mobilità via app sul telefonino o al chiosco dentro l’aeroporto poi non torna più indietro e continua a utilizzare questi canali rispetto alle lunghe code (e ai larghi anticipi) rispetto ai quali bisogna arrivare in aeroporto per fare un check in con interazione “umana”.
Il passeggero tecnologico, abituato a vivere “dentro” i suoi apparecchi che offrono informazioni e contengono dati in viaggio così come a casa, ha quindi bisogno di connettività per accedere a molta parte dei contenuti e per essere aggiornato sul flusso di dati che lo raggiungono quotidianamente.