Taylor Swift, la popolare cantante e musicista country/pop USA, sostiene che Spotify non paga a sufficienza gli artisti e tutti coloro che lavorano regolarmente nel mercato commerciale della musica. In una recente intervista esclusiva rilasciata a Yahoo, Taylor Swift affronta diversi argomenti riguardo al lancio del suo ultimo album 1989, inclusa anche la sua recente decisione di rimuovere la sua intera discografia da Spotify. Rispondendo ad una domanda diretta, Swift sostiene che sia impossibile stabilire se l’album avrebbe comunque raggiunto lo stesso elevato numero di vendite senza la sua rimozione da Spotify.
All’interno di un panorama musicale in rapido cambiamento, l’artista USA percepisce Spotify come un “Grande esperimento” e dichiara di non essere “Disposta a contribuire con il lavoro della mia vita a un esperimento che credo non compensi abbastanza autori, produttori, artisti e creatori di musica”. Recentemente un report oggetto di studi da parte delle etichette indipendenti affermerebbe l’esatto opposto, almeno sul mercato europeo, dove per gli artisti distribuire musica su Spotify pagherebbe di più rispetto ad iTunes.
Swift sostiene di essere “open minded” sulle questioni riguardanti i cambiamenti del mercato musicale, ma allo stesso tempo pensa che la musica in streaming possa essere non la reale direzione del progresso ma solo un tentativo di “portare la parola ‘musica’ al di fuori del mercato della musica” e si oppone alla percezione che la “musica non abbia valore e debba essere gratuita”, paragonando la fruizione in streaming come la pretesa da parte degli utenti di poter raggiungere un dipinto o un’opera d’arte “strapparne un pezzo, portarselo a casa e pensare che ora sia di loro proprietà, senza che lo debbano pagare”.
L’ultimo disco di Taylor Swift “1989”ha venduto oltre 1,2 mlioni di copie a distanza di soli sette giorni dal lancio. Nonostante le dichiarazioni di “apertura mentale”, con il ritiro della sua discografia da Spotify e Deezer l’artista sembra appoggiare quella parte dell’industria musicale che vorrebbe invece mantenere lo status quo del mercato, per mantenere il tradizionale modello di vendita.