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Taylor Swift: «Apple più umile di una start up»

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Apple è più umile di una startup. È questa l’opinione di Taylor Swift espressa in una intervista a Vanity Fair nel corso della quale rivela qualche retroscena sul breve scontro della pop star con Apple riguardo le royality degli artisti su Apple Music, spiegando come scrisse la lettera ed i suoi pensieri sulla decisione assunta da Cupertino.

«Erano le 4:00 del mattino ed i contratti con Apple Music erano stati appena firmati. I miei amici li avevano già ricevuti ed uno di loro mi inviò uno screenshot del suo» spiega l’artista «in cui si leggeva “0% di compenso per i titolari dei diritti”. A volte mi sveglio nel cuore della notte, scrivo una canzone e non riesco più a dormire finché non la finisco: ecco, con la lettera che scrissi all’azienda è stato lo stesso».

Quella lettera, pubblicata il 21 giugno scorso, etichettava la decisione di Apple come «sconvolgente, deludente, e completamente inadeguata per un’azienda storicamente così progressiva e generosa». Apple aveva infatti inizialmente previsto di trattenere le royality per lo streaming della musica durante il periodo di prova, cercando di convincere gli artisti del fatto che i corposi pagamenti che sarebbero arrivati in seguito avrebbero compensato l’attesa. Quel giorno la Swift scriveva che «tre mesi sono un periodo di tempo troppo lungo per non essere retribuiti ed è ingiusto chiedere a chiunque di lavorare per niente». La lettera fu di interesse mondiale ed arrivò anche ai piani alti della società di Cupertino che, in giornata, attraverso Eddy Cue rispose con un dietrofront promettendo di pagare gli artisti anche durante i tre mesi di prova gratuita.

Taylor Swift

Scrivendo la lettera, la pop star temeva di essere vista come una persona che si lamenta per una cosa di cui apparentemente nessuno sembra lamentarsi. La reazione di Apple è stata piuttosto inaspettata – racconta – «mi ha trattato come se fossi la voce della comunità creativa di cui loro si prendono cura. Una cosa che mi ha stupito è il fatto che un’azienda miliardaria abbia reagito alla mia critica con umiltà, mentre start up senza denaro reagiscono alle critiche come se fossero una super-azienda», forse un riferimento alla diatriba avuta in passato con Spotify il cui modello di remunerazione per lo streaming – secondo l’artista – non paga a sufficienza gli artisti e tutti coloro che lavorano nel mercato commerciale della musica.

L’intervista si conclude con una implicita ammissione di senso di colpa riguardo la pubblicazione della lettera. «Prima di pubblicarla l’ho letta a mia madre. Ero preoccupata per quella lettera ma dovevo scriverla, forse potevo non pubblicarla, ma dovevo dire quello che ho detto».

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