Come sempre accade dopo qualche acquisizione di Apple, non manca il solito commento del tipo: “Steve Jobs non avrebbe mai acquistato Beats” dimenticando che, valutazione stratosferica del servizio di streaming e brand dei dispositivi audio di Jimmy Iovine e Dr. Dre a parte, la storia dell’azienda è ricca di integrazioni di altre aziende con fini che molte volte sono sfuggiti ad una prima analisi.
Il francese Macg stila un elenco di alcune delle tante acquisizioni Apple evidenziando come prodotti “iconici” che ormai accostiamo all’azienda di Cupertino siano stati in realtà a loro volta frutto di sapienti acquisti.
Si parte da lontano dalla GUI del Mac nata dopo precisi accordi di Jobs con Xerox, scambio di prototipi, assunzione di ingegneri e sviluppatori che avevano capito che l’azienda per la quale lavoravano non era, di fatto, troppo interessata a quanto avevano creato. L’acquisizione di alcune tecnologie da Xerox, consentì a quest’ultima di ottenere un bel pacchetto di azioni quando Apple esordì in borsa, ricavando profitti da tecnologie sulle quali fino allora aveva ricavato poco o nulla.
Più recentemente iOS e OS X sono nati grazie all’acquisizione (il 20 dicembre del 1996) di NeXT per 429 milioni di dollari, una cifra pari a quelle che erano il 70% delle disponibilità di cassa della casa di Cupertino: un rischio enorme che con il senno di poi si è rivelato però il più grande affare di sempre di Apple, una mossa funzionale alle strategie attivate da quel momento in poi consentendo di rinnovare sistemi operativi e creare dispositivi del tutto nuovi. Il ritorno di Steve Jobs alla casa madre portò inoltre tutto quello che ben conosciamo attraverso la storia di Apple.
Anche FileMaker fu il frutto dell’acquisizione di un programma a riga di comando (per MS-DOS) denominato Nutshell. Il programma fu sviluppato dalla Nashoba Systems di Concord, nel Massachusetts negli anni ’80 e poi acquisito da Claris, una sussidiaria di Apple che allora si occupava di sviluppo software.
iTunes nacque grazie all’acquisizione di SoundJam, uno dei primi player MP3 per Mac: nel 2000 Apple acquistò il programma e sviluppò ulteriormente il codice per creare la versione 1.0 di quello che ora è il player di default con tutti i Mac.
Anche Final Cut arriva da un’acquisizione: quattro anni di lavoro di ex dipendenti Adobe che avevano creato per Macromedia un software di montaggio video che stuzzicò l’interesse di Apple che poi rilevò tutto il progetto nell’estate del 1998.
Logic Pro X era un software di editing audio prodotto dalla casa tedesca Emagic. Il pacchetto iWork deriva da prodotti di Bluefish Labs e Schemasoft. Anche alcune delle funzionalità di iCloud sono frutto dell’acquisizione di Particle, startup specializzata in HTML5.
Molte tecnologie legate a FireWire furono il frutto dell’acquisizione di Zayante nel 2002. La gestione di schermi multi-touch è stata possibile grazie all’acquisizione di tecnologie di FingerWorks.
Dopo essere stata per anni membro fondatore della ARM Holding, contribuendo allo sviluppo di una linea di microprocessori RISC, Apple ha costituito un proprio team dedicato allo sviluppo di chip e controller acquisendo le società P.A Semi, Intrinsity, Anobit e Passif SemiConductor.
Siri non sarebbe nata senza l’acquisizione del gruppo di ricerca omonimo. iTunes Match è un altro servizio possibile grazie all’acquisizione di Lala. Il servizio di advertising iAd è frutto dell’acquisizione di Quattro Wireless.
Si potrebbe ancora andare avanti con decine di altri esempi: quello che vogliamo dire è che Apple sa quando è il momento di aprire il borsellino e pondera bene gli investimenti da fare. L’acquisizione di Beats Electronics e Beats Music è al momento incomprensibile ai più, poiché non sappiamo quali sono le idee sulle quali sta lavorano Cupertino. Ne sapremo di più tra qualche tempo: tutto apparirà più chiaro e con il senno di poi loderanno ancora una volta l’azzeccatissima mossa.