Apple ha spostato ancora una volta l’obbligo di sandboxing per le applicazioni. A novembre dello scorso anno la società aveva pianificato per gli sviluppatori che desideravano inviare applicazioni al Mac App Store l’obbligo dell’utilizzo di una tecnologia che costringe a eseguire le applicazioni all’esterno di alcuni punti “strategici” del sistema operativo, limitando alcune operazioni eseguibili ma con palesi vantaggi dal punto di vista della sicurezza.
In seguito a molte richieste, il vincolo era rimandato al primo marzo di quest’anno e ora rinviato ancora (questa volta a giugno) dando così tempo agli sviluppatori di modificare il codice nativo e adattare alcuni software. La nuova timeline di Apple consentirà agli sviluppatori di sfruttare alcune tecnologie intrinseche di OS X 10.7.3, di Mountain Lion (es. il Gatekeeper) e nuove API di Xcode 4.3
Come abbiamo riportato qualche giorno addietro, alcuni sviluppatori lamentano con il sandboxing l’impossibilità di sfruttare funzioni particolari. A detta di Apple la maggior parte delle applicazioni non richiede alcuna modifica; diverso è il discorso per applicazioni che modificano il comportamento standard del sistema o utility che interagisce con i livelli più bassi del sistema operativo. Per molte di queste in futuro potrebbe essere necessario un esame approfondito prima che Apple approvi la loro pubblicazione sullo store.
[A cura di Mauro Notarianni]