Uno sviluppatore statunitense ha avviato una azione legale collettiva contro Apple per la stratosferica somma di 200 miliardi di dollari. Il risentimento contro le politiche di App Store e, in generale di Apple, non è nuovo, anche se per la maggior parte delle volte gli sviluppatori non fanno molto per manifestare le proprie rimostranze.
Tuttavia, negli ultimi tempi, sono molte le cause instaurate contro la multinazionale di Cupertino, e molti sviluppatori stanno iniziando a lamentarsi, oltre che ad agire. È il caso di Primary Productions, uno sviluppatore di app con sede nel New Jersey che ha recentemente intentato una class action da 200 miliardi dollari contro Apple, come segnala AppleInsider. La società afferma che il gigante di Cupertino danneggia gli sviluppatori attraverso le sue pratiche monopolistiche, definendo Apple un “monopolista invisibile”. Apple, ovviamente, ritiene il contrario.
Ciò avviene dopo che lo sviluppatore ha cercato di informare gli utenti sui portafogli blockchain tramite un’app a cui è stato successivamente negato l’accesso in App Store dopo il consueto processo di revisione. La causa accusa Apple anche di aver creato una “lista nera” di app non gradite e non ammesse o rimosse da App Store, di “sherlocking” cioè di copiare e integrare nei propri software e sistemi operativi funzioni inventate dagli sviluppatori terze parti, di sopprimere la ricerca e contesta anche le commissioni applicate agli sviluppatori.
Ovviamente, non è la prima volta che Apple si trova a dover affrontare questo genere di azioni legali. La società è già impegnata nella nota battaglia legale contro Epic, proprio su alcune problematiche simili a quelle sollevate da Primary Productions. Ci sono stati anche alcuni governi, come quelli della Corea del Sud e del Giappone, che hanno indagato su queste pratiche di Apple, e che hanno portato la Mela ad apportare alcune modifiche alle linee guida che dovrebbero andare a favore degli sviluppatori.
Tuttavia, nonostante alcune concessioni, c’è chi pensa che Apple non stia facendo abbastanza. Detto questo, non è chiaro come andrà a finire la nuova causa, ma senza dubbio anche questa eserciterà pressioni sulla società, che potrebbe provare a raggiungere un accordo meno costoso e in via del tutto bonaria.
Ricordiamo che la causa madre relativa alle commissioni del 30% e ai metodi di pagamento alternativi è quella che vede contrapporti Epic ad Apple. Il processo vero e proprio tra le due società è iniziato il 3 maggio. Già altri importanti protagonisti della scena hanno fatto le proprie mosse collaterali, tra queste Microsoft e Google. Tutti gli sviluppi della vicenda sono disponibili da questa pagina.