È passato un anno dal confronto tra Apple e l’FBI e dallo sblocco dell’iPhone di San Bernardino ma ancora non vi è certezza su due elementi fondamentali di questa intricata vicenda, vale a dire il prezzo pagato dall’agenzia investigativa USA per lo sblocco e la società che ha materialmente effettuato l’operazione. Ora una senatrice USA sembra aver svelato una parte del mistero: l’FBI avrebbe sborsato 900.000 dollari per superare le protezioni dell’iPhone personale utilizzato da uno degli attentatori di San Bernardino.
L’importo della somma è stato indicato pubblicamente dalla senatrice democratica Dianne Feinstein che fa parte della commissione del Senato che supervisiona l’operato dell’FBI, come riporta Toptechnews. Ricordiamo che nelle prime indicazioni del prezzo pagato circolate lo scorso anno si era parlato di una somma ancora più elevata, pari a oltre 1,3 milioni di dollari, ma si trattava di una stima approssimativa calcolata a partire da alcune dichiarazioni del direttore dell’FBI James Comey poi elaborate dal New York Times. La nuova indicazione di 900mila dollari proviene da una responsabile della commissione del senato che supervisiona l’FBI quindi si tratta di un dato più attendibile. Sembra che il prezzo pagato sia stato svelato anche se l’agenzia investigativa USA considera ancora riservata questa informazione.
Sempre secondo le dichiarazioni della senatrice esistevano buone ragioni per sbloccare il dispositivo ed accedere ai dati memorizzati anche se, dopo lo sblocco, sembra che il terminale non contenesse nulla di rilevante. Ora rimane solo un altro pezzo del mistero da svelare: sempre secondo le indiscrezioni circolate nei giorni del caso di San Bernardino sembra che lo sblocco sia stato materialmente realizzato dall’israeliana Cellebrite ma finora l’informazione non è stata mai confermata. Ricordiamo infine che Associated Press e altre testate USA hanno avviato una causa legale per cotringere l’FBI a svelare prezzo e nome della società relativi allo sblocco dell’iPhone di San Bernardino.