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Sull’accordo Apple e Google arrivano lodi e critiche dall’Unione per le Libertà Civili USA

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L’American Civil Liberties Union (ACLU) – organizzazione non governativa che negli USA si occupa della difesa dei diritti civili e delle libertà individuali – ha lodato alcuni aspetti e ne ha criticato altri dell’iniziativa di Apple e Google che renderà possibile l’utilizzo della tecnologia Bluetooth per aiutare governi e autorità sanitarie a contenere i contagi da COVID-10, promettendo “il pieno rispetto della sicurezza e della privacy degli utenti”.

L’ACLU ritiene che qualsiasi app di contact tracing deve rispettare sei princìpi. Le interfacce di programmazione (API) di Apple e Google sono a detta dell’organizzazione “un’ottimo punto di partenza”, ma sono evidenziate altresì delle criticità. I princìpi che app di questo tipo dovrebbero seguire, a detta dell’ACLU, sono:

  • Volontarietà. Quando possibile, una persona che risulta positiva deve poter dare il consenso alla condivisione dei dati. La decisione di usare un’app per il tracciamento dei contatti dovrebbe essere volontaria e non forzata. L’installazione, l’uso o le segnalazioni non devono essere un pre-condizione al ritorno al lavoro o scuola.
  • Limitazioni d’uso. I dati non devono essere usati per scopi diversi della tutela della salute pubblica, a scopo pubblicitario e in particolare per qualsiasi provvedimento disciplinare o ai fini dell’applicazione della legge.
  • Minimizzazione. È necessario prevedere policy per garantire che solo le informazioni necessarie vengano raccolte, vietando la condivisione di qualsiasi dato con qualsiasi entità al di fuori di ciò che ha a che fare con gli sforzi legati alla salute pubblica.
  • Distruzione dei dati. Le tecnologie in questione, relative policy connesse e procedure dedicate devono garantire la cancellazione dei dati quando non vi è più la necessità di conservare questi ultimi.
  • Trasparenza. Se il governo ottiene qualsiasi dato, deve essere pienamente trasparente sui dati acquisiti, specificando dove e quando questi dati vengono utilizzati.
  • Nessun cambiamento di rotta. Devono essere messe in atto policy per garantire che il tracciamento non sia più necessario oltre gli sforzi dedicati a contrastare il COVID-19.

apple google ucla

L’ACLU loda l’iniziativa di non tracciare la posizione degli utenti. “La proposta di Apple/Google parte positivamente rispetto a questi principi tecnologici”, scrive l’associazione. Anziché tracciare lo storico con dati sensibili sugli spostamenti, il protocollo di Apple/Google mira a utilizzare la tecnologia Bluetooth per memorizzare la prossimità di un telefono rispetto a un altro; successivamente, se una persona risulta positiva, i log possono essere sfruttati per inviare notifiche alle persone che, dallo storico, risultato essere state presenti nel range del Bluetooth, indirizzando le persone a fare test, raccomandando l’auto-isolamento o promuovere eventuali cure (qualora esistano).

L’ACLU loda anche il sistema di API ideato da Apple e Google che non ha bisogno di attingere a dati che consentirebbero di identificare in maniera univoca le persone. Riferisce ad ogni modo che vi sono però alcuni inconvenienti da risolvere. Prima di tutto, il sistema previsto non consente all’utente di confermare l’effettiva presenza di un contatto nelle vicinanze. Questo problema è già emerso nei gironi passati e, ad esempio, il sistema dei contatti, o meglio, la portata del segnale Bluetooth, potrebbe segnalare con “falsi positivi” persone che si trovano ad esempio anche ad alcuni metri di distanza e anche al di là di un muro (ad esempio lo smartphone di un nostro vicino di casa, quando siamo semplicemente separati da una parete, oppure lo smartphone di una persona dentro la sua automobile). Altro problema è che l’utente non ha modo di rivedere i dati prima di inviarli. Potrebbe, in alcuni casi, essere utile rivedere determinate informazioni prima di mandarle ed eliminare ad esempio possibili falsi positivi.

In altre nazioni, ad esempio in Svizzera, hanno predisposto app per monitorare i casi di coronavirus con un approccio meno “invasivo” che prevede semplicemente di rilevare se le persone hanno sintomi o no, controllare l’andamento generale della malattia, individuare focolai e comprendere gli effetti psicologici delle misure di contenimento. Dell’app italiana ancora sappiamo poco ma è stata selezionata dal commissario per l’emergenza Arcuri e nei prossimi giorni dovremmo conoscere vari dettagli.


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