Il designer australiano Klemens Schillinger ha creato Substitute Phone, oggetto per chi non può fare mai a meno dello smartphone e ha il bisogno compulsivo di scrollare continuamente lo schermo, anche quando non ci sono messaggi da leggere o altro da controllare, un’ansia che in alcuni casi è una vera e propria patologia.
Schillinger, scrive Deezen, ha ideato cinque facsimili di telefoni con esterno in poliossimetilene (una resina ottenuta per estrusione) e con incastonate cinque palline, elementi che consentono di replicare azioni familiari per gli utenti smartphone quali lo scrolling, il pinching e lo swiping.
I Substitute Phone non sono al momento in vendita; sul sito web del designer è riportata la dicitura “coming soon” ma gli oggetti fanno parte di “Offline – Design for the (Good Old) Real World”, una mostra per la Vienna Design Week che si è svolta tra fine settembre e metà ottobre.
Il problema dell’ansia di avere costantemete in mano un cellulare da controllare è reale e in un articolo e la paura di restare tagliati fuori dalle comunicazioni con gli amici è un aumento, al punto che sempre pià persone dormono con il dispositivo sotto il cuscino perdendo sonno di notte.
In recente articolo apparso su Il Correre della Sera si spiega che il disagio e la paura di restare «tagliati fuori» perché non abbiamo il telefonino in alcuni casi diventa fortissimo, al punto da poter essere quasi considerato una malattia: è il caso della nomofobia (dove «nomo» è l’abbreviazione di «no mobile»). Dell’ansia da separazione da cellulare si sono occupati di recente ricercatori delle università di Seoul e Hong Kong cercando di identificare le caratteristiche di chi è più a rischio. Non è (ancora) una patologia riconosciuta, ma secondo i due ricercatori è destinata a diventarlo e a diffondersi parecchio per colpa dell’uso dei dispositivi, diventati ormai una sorta di estensione di noi stessi: oltre a contenere messaggi e fotografie che sono di fatto la storia della nostra vita, sono anche la porta d’accesso ad app, siti, servizi a cui non ci sembra di poter fare più a meno.
Daniele La Barbera, presidente della Società Italiana di Psicotecnologie e clinica dei nuovi media (SIPTech), spiega: «Il telefono dà l’illusione di essere sempre accanto agli amici. Negli adolescenti il suono dell’arrivo di un messaggio su WhatsApp si associa a un incremento cerebrale della dopamina, il “messaggero” della gratificazione e del piacere. Tutto questo facilita l’instaurarsi di un attaccamento morboso all’oggetto, che può nascondere però grossi problemi nei rapporti con gli altri: il paradosso è che oggi i ragazzi, pur avendo innumerevoli mezzi per comunicare, riescono a entrare in relazione con il prossimo molto meno e peggio del passato. Tanti gruppi di WhatsApp per esempio nascono per aggregazione casuale e questo porta ad aberrazioni: non ci si conosce davvero, non si comunica realmente, così dinamiche di aggressività e bullismo sono sempre più difficili da arginare».
Come accorgersi se un adolescente sta esagerando? Se fa fatica a separarsi dal telefono,anche solo per il tempo della cena, meglio drizzare le antenne. L’obiettivo deve essere la prevenzione di una vera dipendenza: una volta che si sia instaurata, infatti, è molto difficile da risolvere nonostante l’impiego di psicoterapia e in alcuni casi di farmaci. Abbassare il tenore dello scontro può bastare a riportare alla realtà i ragazzi, spuega La Barbera, “minacciarli o togliere loro lo smartphone non serve, quando ci si arriva significa che la battaglia è persa”.