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Stop alle app iPhone e iPad che condividono dati sulla localizzazione

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Negli ultimi giorni Apple ha cominciato a prendere provvedimenti contro alcune app che condividevano i dati di localizzazione con terze parti. In casi di questo tipo, spiega 9to5Mac, Apple rimuove le app “incriminate” dall’App Store informando gli sviluppatori che violano specifiche linee guide che chi crea app è tenuto a rispettare.

In casi di questo tipo, Apple avvisa gli sviluppatori con una mail, spiegando che dopo una “rivalutazione” l’applicazione costituisce una violazione degli articoli 5.1.1 e 5.1.2 della Review Guidelines dell’App Store, sezioni che menzionano la trasmissione dei dati di localizzazione relativi agli utenti e la necessità di sensibilizzazione gli utenti per tutto ciò che riguarda la raccolta dei dati.

Apple spiega che gli utenti devono rimuovere qualsiasi codice, framework o SDK che porti alla violazione prima di rinviare l’app all’App Store per le verifiche di rito. Il provvedimento di Apple giunge nel contesto dell’ingresso nell’era del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), normativa che entrerà in vigore il 25 maggio 2018, nata con l’intento di rafforzare e unificare la protezione dei dati per tutte le persone residenti nella UE. Per un’azienda, lo ricordiamo, le sanzioni per la violazione dei dati possono raggiungere i 20 milioni di euro o il 4% del fatturato annuo globale. In pratica, il nuovo regolamento obbliga a ottenere il consenso prima di qualsiasi contatto di marketing e vieta il trasferimento dei dati personali a paesi esterni allo Spazio economico europeo (SEE), salvo che questi ultimi non siano in grado di garantire lo stesso livello di protezione delle informazioni previsto in Europa.

Apple pretende che gli sviluppatori spieghino agli utenti per quali scopi sono utilizzati i dati e in che modo vengono condivisi. “Non è possibile usare o trasmettere i dati personali di qualcuno senza prima ottenere il loro permesso e senza fornire accesso alle informazioni su come e dove i dati saranno usati”. “I dati raccolti dalle app non possono essere usati o condivisi con terze parti per scopi diversi dal migliorare la user experience o performance software/hardware legate alle funzionalità dell’app”.

Le funzionalità di localizzazione, lo ricordiamo, consentono alle app di Apple e di terze parti e ai siti web di raccogliere e utilizzare informazioni basate sulla posizione attuale di iPhone o Apple Watch per fornire una varietà di servizi basati sulla localizzazione. Ad esempio, un’app potrebbe utilizzare i dati di localizzazione e le ricerche sulla posizione per aiutarci a trovare bar e cinema nelle vicinanze; queste funzioni sono usate anche per fare in modo che il proprio dispositivo imposti automaticamente il fuso orario in base alla posizione attuale. Per usare questo tipo di funzionalità, bisogna abilitare la Localizzazione e autorizzare ogni app o sito web all’utilizzo dei propri dati di localizzazione. Le app possono richiedere accesso ai propri dati di localizzazione in diversi modi. Tale accesso può essere limitato al momento in cui l’app è in uso, o completo, incluso quando non stiamo utilizzando l’app. Permettendo ad app di terze parti o a siti web di utilizzare la nostra posizione attuale, acconsentiamo ai termini e alle condizioni, così come alle norme relative alla politica sulla privacy, di tali app o siti web.

Apple fornisce strumenti che consentono agli sviluppatatori di rispondere ai requisiti del GDPR. È possibile permettere agli utenti di gestire elementi associati ad app che memorizzano dati su iCloud sfruttando API native e web API. Strumenti ad hoc consentono al’utente di chiede una copia dei dati associati all’ID Apple, inclusi i dati gestiti direttamemte da Apple come ad esempio i documenti su iCloud Drive. I dati memorizzati in container CloudKit di terze parti non sono inclusi nell’esportazione dati fornita da Apple e gli sviluppatori devono elaborare propri metodi per consentire di esportare i dati in questione.

Quando un utente richiede la disattivazione temporanea dell’Apple ID, nessuna informazioni aggiuntiva viene memorizzata su iCloud e l’account è bloccato fino a quando l’utente non lo riattiva. Dal punto di vista degli sviluppatori, le API CloudKit segnalano un errore che l’applicazione dovrà essere in grado di gestire.

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