Si chiama Jerome York, per dieci anni è stato nel comitato del consiglio di amministrazione di Apple ed è uno dei tre membri incaricato di indagare nei giorni scorsi sulla vicenda delle stock options date a dirigenti Apple – tra i quali anche Steve Jobs – con date falsificate per massimizzarne i guadagni. Risulta che ha un conflitto di interessi.
York, infatti, tra il 2000 e il 2003 ha gestito un’attività di rivendita di computer in affari con Apple, realizzando circa 600 milioni di dollari di vendite di computer con la mela. York ha poi venduto nel 2003 la sua quota in Micro Warehouse, la società in questione, al gruppo CDW per 22 milioni di dollari.
Inoltre, ci sarebbe un secondo conflitto anche se, secondo Apple, York avrebbe rifiutato la parte di relativa al suo coinvolgimento nel comitato di compensazione (il comitato incaricato di emettere le stock options per i dirigenti) durante l’emissione di parte delle stock options sottoposte ad indagine.
Gli altri due incaricati di svolgere l’indagine interna indipendente di Apple sono il neo consigliere di amministratore, già Ceo di Google, Eric Schmidt, e Al Gore, consigliere di amministrazione anch’esso ed ex-vicepresidente degli Stati Uniti. Apple è una delle 200 aziende quotate alla Borsa americana sotto analisi della Sec (l’equivalente della nostra Consob) per l’attività di datazione relativa alle stock options che, secondo una prima linea di difesa erano da intendersi in un’area “grigia” della normativa finanziaria. Apple già ha licenziato nei giorni scorsi l’avvocato interno incaricato materialmente di stendere i contratti per le stock options.