Steven Spielberg è un assassino, un odioso killer di animali indifesi. Questo il “j’accuse” di numerosi utenti Facebook, dopo aver visto online un’immagine del famoso regista seduto di fianco ad un animale ucciso, probabilmente da Spielberg stesso. Peccato che si tratti di un enorme equivoco, eufemisticamente parlando, oppure di un’evidente scarso interesse per il mondo del cinema: l’immagine (disponibile a fondo articolo) risale infatti al 1993, ai tempi della realizzazione del blockbuster Jurassic Park, e l’animale in questione è un triceratopo, anzi, una riproduzione meccanica di un triceratopo, un dinosauro estintosi circa 60 milioni di anni fa.
Quindi, no, Steven Spielberg non è assolutamente un assassino e, no, non si tratta di un animale morto, ma di una riproduzione utilizzata durante le riprese di Jurassic Park; il regista si è limitato a utilizzare il falso triceratopo per ricordare il set del cinema e prestare un omaggio agli specialisti degli effetti speciali. Eppure molti utenti Facebook – probabilmente onesti e accorati animalisti ma poco attenti alla storia del cinema, hanno attaccato il regista, non solo con commenti al vetriolo sulla sua “immoralità”, ma piangendo anche la povera bestia, ignari di chi fosse Steven Spielberg, ignari di cosa fosse un triceratopo e ignari del fatto che l’animale nell’immagine fosse semplicemente un “effetto speciale”.
Eventi come questi si prestano molto bene ad analisi sociologiche sulla viralità di alcune notizie, su come qualche cosa di falso diventi vero usando il fattore di moltiplicazione dei social e magari anche per riflettere se sia un bene assoluto o, in alcune occasioni, un male il fatto che chiunque usando il potente strumento di Internet possa diventare un opinion maker solo alzando il volume dei “mi piace”. Ma forse spingersi tanto lontano significa avventurarsi troppo oltre.