Quando in Italia era ancora notte, è arrivata una notizia bomba: va via da Microsoft Steven Sinofsky, non un uomo qualunque ma il presidente della divisione Windows. Sinofsky lascerà la società con “effetto immediato” e benché Microsoft parli in un comunicato di una decisione nata da comuni accordi, in molti ipotizzano che in realtà dietro tale scelta vi sia ben altro, forse contrasti sulle future strategie. Fonti che hanno preferito restare nell’anonimato parlano di “tensione crescente con gli altri dirigenti”. Per fare un paragone calcistico, Sinofsky era visto da tutti alla stregua di un giocatore di grande talento ma non era gradito alla dirigenza e alla squadra.
La mente corre ovviamente a fare parallelismi con la vicenda di qualche settimana addietro con quanto accaduto a Scott Forstall di Apple, lo zar di iOS cacciato con il pretesto (si dice) di non aver firmato una lettera di scuse per le nuove mappe ma in realtà allontanato sulla scia di una lunga serie di episodi che avevano scavato un fosssato tra lui e la dirigenza.
Non è la prima volta che avvengono scontri con i vari team all’interno di Microsoft e questo è anche normale: un nuovo sistema operativo è spesso frutto di vari compromessi tra gli sviluppatori che si occupano dei vari layer del sistema. Secondo alcuni, però, con Sinofsky, gli scontri sono giunti a livelli mai visti prima, arrivando a emarginare i due team grazie ai quali arrivano gli introiti maggiori in azienda: quello che si occupa di Windows e quello che si occupa di Office.
Sinofsky aveva imposto un rigido sistema di sviluppo che ha permesso di ottenere maggiore controllo, sminuendo però – a detta dei critici – la capacità di innovazione in Microsoft. Era diventato ad ogni modo una delle figure più note tra i dirigenti dell’azienda. Alcune persone che hanno avuto modo di lavorare con lui, lo descrivono come una persona intelligente e appassionata che spinge a creare nei tempi previsti software di qualità; per altri, invece, aveva creato un ambiente di lavoro “tossico”, eliminando dipendenti di talento di cui invece avrebbe bisogno una società matura, alla disperata ricerca d’innovazione.
Brendan Barnicle, analista di Pacific Crest Securities definisce la notizia «Scioccante e sorprendente». Molti osservatori, lo ricordiamo avevano visto in Sinofsky il potenziale successore di Steve Ballmer, Ceo di Microsoft.
Al posto di Sinofsky, Microsoft ha nominato una donna: Julie Larson-Green, ex Corporate Vice President, Program Management della divisione Windows Client. Non è ovviamente una persona qualunque: in quest’ultimo ruolo, Larson-Green ha gestito un team variabile tra 1200 e 1400 persone (program manager, ricercatori, content manager e altri membri del team Windows). Sulle spalle della Larson-Green è dunque ora la responsabilità dei progetti hardware e software legati a Windows. Tami Reller (altra donna), nel frattempo, assumerà il ruolo di Chief Financial Officer e Chief Marketing Officer.
[A cura di Mauro Notarianni]