Negli ultimi mesi tra Apple e Facebook è nato un corposo botta e risposta per la tutela della privacy degli utenti in iOS 14.5 e l’esigenza del colosso dei social di tracciare e monetizzare con pubblicità mirata, ma i rapporti tra i due colossi non sono mai stati felici, come dimostra l’epiteto decisamente poco lusinghiero coniato da Steve Jobs già nel 2010 che storpiava il nome del social in Fecebook. Fortunatamente la traduzione in Italiano risulta superflua.
Le email in questione sono state pubblicate tra i documenti presentati per il processo in corso tra Apple ed Epic Games per il caso Fortnite. Nel 2010 Scott Forstall era a capo della divisione software iPhone: le sue email indirizzate a Steve Jobs e Phil Schiller seguivano una riunione avvenuta con Mark Zuckerberg per discutere delle funzioni per la futura app iPad di Facebook, rilasciata successivamente nel 2011.
«Ho appena discusso con Mark di come non dovrebbero includere app incorporate nell’app per iPad di Facebook, né in una visualizzazione Web incorporata né come directory di collegamenti che reindirizzerebbero a Safari.
Non sorprende che non fosse contento di questo dato che considera queste app parte dell’”intera esperienza di Facebook” e non è sicuro che dovrebbero fare un’app per iPad senza di queste. Tutto funziona in Safari, quindi è riluttante a spingere le persone a un’app nativa con meno funzionalità, anche se l’app nativa è migliore per le funzionalità di app non terze parti». Zuckerberg proposte alcuni compromessi a Forstall:
- Non includere una directory di app nell’app Facebook, collegamenti o altro
- Non eseguire app di terze parti nella visualizzazione Web incorporata
- Consentire i post degli utenti nel feed di notizie relative alle app
- Toccando uno di questi collegamenti relativi all’app (1) si passerà rapidamente a un’app nativa se esiste e l’utente l’ha installata, (2) porterà l’utente all’App Store se esiste un’app nativa e l’utente non l’ha installata esso, (3) collegarsi a Safari in caso contrario
Nella sua mail Forstall scrisse «Penso che tutto ciò sia ragionevole, con la possibile eccezione del n. 3», come segnala CNBC. Nella risposta di Steve Jobs arriva la frecciata indirizzata al social «Sono d’accordo – se eliminiamo la terza proposta di Fecebooks sembra ragionevole». Naturalmente Zuckerberg non era entusiasta di tutte queste limitazioni imposte da Apple e molto probabilmente è venuto a conoscenza dell’epiteto di Steve Jobs in queste ore, insieme a noi comuni mortali.
La posizione di Apple sull’app iPad di Facebook è riassunta nella sua risposta alla stessa email
«”Non vedo perché vogliamo farlo. Tutte queste app non saranno native, non avranno una relazione o una licenza con noi, non le esamineremo, non useranno le nostre API o strumenti, non useranno i nostri negozi, ecc». Nel 2011 fu rilasciata l’app Facebook per iPad ma, senza sorpresa, non supportava la propria valuta digitale per i crediti all’interno di giochi e app come Farmville, un compromesso forzato dalle richieste di Apple.
A parte l’epiteto Fecebook, da allora le cose non sono cambiate: oltre alla diatriba su privacy e pubblicità, secondo alcune indiscrezioni anche Facebook sta valutando l’idea di avviare una causa antitrust contro Cupertino.
Tutti gli articoli di macitynet che parlano di Steve Jobs sono disponibili qui, invece per quelli su Facebook si parte da questa pagina. Tutti gli sviluppi dello scontro tra Apple ed Epic Games sono disponibili da questa pagina.