Steve Jobs, l’uomo nella macchina, è uno dei film novità di Prima Fila, il servizio di anteprime di Sky. Il documentari, di cui abbiamo parlato molte altre volte, giunge su Sky a distanza di qualche giorno dal debutto su iTunes.
Di questo documentario, prodotto da CNN e diretto da Alex Gibney, un regista che ama le storie forti e i personaggi controversi (il suo lavoro più importante è Taxi to The Dark Side, vincitore dell’Oscar come miglior documentario nel 2007, nel quale si racconta la storia del trattamento dei prigionieri durante gli interrogatori tra Iraq, Guantanamo e Afgahnistan) ha avuto un percorso molto controverso per il profilo che disegna di Jobs.
La traccia di fondo è quella che descrive un uomo geniale, imprevedibile, ma anche assolutamente distaccato dalle persone che lo circondavano e sostanzialmente incapace di avere un rapporto umano. Nel film viene sottolineata la sua insensibilità nei confronti di Chrissan Brennan e in definitiva della prima figlia Lisa e il rapporto quasi crudele avuto storicamente con i suoi dipendenti. I critici che hanno visto il documentario parlano di un Jobs disegnato come «un monomaniaco desideroso di avere un totale controllo su tutto quello che lo circondava»; si dedica una parte vasta del documentario alla vicenda dell’iPhone 4 perduto e “acquistato” da Gizmodo
Nel corso della prima del documentario, avvenuta all’SXV di Austin, molti dipendenti di Apple se ne sono andati prima della fine. Laurene Powell, vedova di Jobs, ha negato un’intervista che sarebbe dovuta essere parte della pellicola.
Eddy Cue, Senior Vice President Internet Software and Services di Apple, aveva scritto in un tweet di essere rimasto deluso dal film, bollandolo come “impreciso” e arrivando a definirlo “un punto di vista spregevole di un amico”, “niente a che fare con lo Steve che ho conosciuto”. Secondo Cue, la migliore immagine di Jobs è in “Becoming Steve Jobs” di Brent Schlender and Rick Tetzeli (in italiano “Steve Jobs confidential“), volume “ben fatto e in grado di mettere le cose in chiaro”.
Pesanti anche le critiche di Ken Segall, il creative advertising director che tante volte ha lavorato a stretto contatto con Steve Jobs e uno degli artefici della resurrezione della Apple, per il quale per il film si doveva mostrare un “Doppio pollice in giù. Anzi Vorrei avere più pollici per poterli mettere giù”.
Il film, in ogni caso, potrebbe meritare una visione da parte di appassionati e anche critici di Jobs e del suo percorso. Come si legge in alcune presentazioni: “Steve Jobs: L’uomo nella macchina” è il racconto di alcuni aspetti della vita del cofondatore di Apple, momenti sui quali molti biografi non si sono soffermati, come ad esempio lo scandalo della pratica di un sostanzioso pacchetto di stock options retrodatate a un produttore di Pixar o la vicenda del prototipo di iPhone trovato in un bar e comprato da Gizmodo. Contiene anche dettagli gustosi ed inediti, come la volta in cui Steve Jobs chiese di diventare monaco Zen presentando una scheda madre di un computer come prova della sua illuminazione, ed interviste inedite.
Alex Gibney, parlando a Variety, ha spiegato che il documentario “offre un’interpretazione complessa della vita di Jobs”, molto più articolata rispetto a progetti cinematografici e documentaristici precedenti che hanno messo al centro l’icona di Cupertino. “All’inizio del mio lavoro, pensavo a Jobs come a un inventore – ha detto Gibney -. Ma ora, concluso il lavoro, ho cambiato idea. Steve Jobs era un narratore, un cantastorie dell’età del computer che ha saputo conquistare le persone. Ma non tutte le storie che raccontava erano vere”.
“Il film – prosegue scrive la redazione di iTunes – è uno schietto resoconto della leggenda di Apple attraverso interviste con alcune persone che sono state vicine a Jobs in vari momenti della sua vita. Steve Jobs: L’uomo nella macchina è un evocativo ritratto del retaggio che ha lasciato, e del rapporto che tutti noi abbiamo con il computer. Svela il grande mito che egli ha deliberatamente costruito attorno alla sua figura, e fa un bilancio di quanto è rimasto dei suoi valori, che tuttora sono alla base della cultura della Silicon Valley”.
Chi ha Sky può vedere Steve Jobs l’Uomo nella Macchina nella sezione “ON demand” di Prima Fila, collegando il decoder ad Internet, e costa 3,90 euro (o 2,90 euro per gli abbonati). Su iTunes costa 13,99 euro oppure 3,99 e 4,99 euro o a seconda che si scelga l’SD o l’HD.
Aggiornamento: il documentario è disponibile in DVD o Blue-Ray anche su Amazon a partire da questa pagina.