Non è facile separarsi dal proprio iPhone, questo lo prova qualsiasi utente quando dimentica lo smartphone a casa oppure quando termina la batteria in una giornata movimentata. Ma che la separazione da iPhone possa addirittura innescare sintomi di ansia e astinenza, quindi presumere un legame simbiotico tra l’utente e iPhone, è una analisi ben diversa. Ed è proprio questo quanto rivela uno studio condotto da Russell Clayton e Glenn Leshner, rispettivamente dottorando ed ex docente presso la MU (Università del Missouri) School of Journalism in collaborazione con Anthony Almond, uno studente della Indiana University-Bloomington, i cui risultati dimostrano che ormai iPhone è diventato un prolungamento di noi stessi.
Sostanzialmente i ricercatori hanno chiesto a diversi utenti iPhone di aiutarli nel testare l’affidabilità di un nuovo bracciale in grado di rilevare la pressione sanguigna tramite collegamento wireless. Dopo averne indossato uno, sono stati fatti accomodare davanti ad un computer con l’obiettivo di completare un cruciverba. Dopo aver completato il primo test, è stato chiesto loro di lasciare iPhone in un tavolo posto a qualche metro di distanza in quanto – mentendo – interferiva con il Bluetooth del bracciale. Durante il secondo cruciverba i ricercatori hanno fatto squillare il telefono: il bracciale, in costante monitoraggio del battito cardiaco e della pressione sanguigna degli utenti, ha rilevato significative variazioni dei valori di entrambi, tradotto in ansia e sintomi di astinenza dagli stessi, che hanno confermato di essersi trovati a disagio nel non poter rispondere alla chiamata. Tutto ciò ha portato anche ad una disattenzione maggiore e ad un aumento degli errori commessi cercando di completare il cruciverba.
Secondo lo studio separarsi da iPhone può quindi avere un impatto negativo sulle prestazioni generali dell’utente, che paradossalmente riesce ad essere più concentrato con iPhone in tasca piuttosto che qualche metro distante. Pur trattandosi di uno studio universitario curato da esperti, emergono alcune perplessità. La prima riguarda quella del legame simbiotico tra utente e iPhone che ovviamente può essere estesa anche a smarpthone di altri costruttori e marchi. Il secondo dubbio riguarda invece la procedura dell’esperimento: una cosa infatti è dimenticare iPhone a casa oppure averlo in tasca ma inattivo per l’esaurimento della batteria, cambia invece se lo smarpthone si trova a pochi metri da noi e continua a suonare e noi siamo impossibilitati a rispondere. Sotto questo punto di vista più che stati d’ansia e astinenza da separazione da iPhone, lo studio dimostra la costante pressione esercitata sugli utenti da messaggi, chiamate, mail e altro che ormai ci seguono e arrivano ovunque proprio grazie agli smartphone e che richiedono o spingono a una risposta rapida.