Se doveste acquistare un nuovo Mac Pro 2019 che arriverà in autunno e pensate di poter aumentare la capienza dell’SSD dovrete, molto probabilmente, cedere alla regola dell’Apple Tax.
È questa una delle scoperte, che per ora sono solo frutto di qualche deduzione che deriva dalle poche immagini in commercio, della fase “pre-lancio” del potente computer tower. A suscitare il timore che per incrementare la capacità di memoria della macchina professionale non basterà andare on line e cercare la migliore offerta, è il sito americano Apple Insider
La pagina Internet Appleinsider mette sotto i riflettori una delle foto diffuse da Apple; da questa si nota che i connettori non sono quelli tipicamente usato nelle unità con il form factor M.2, e non corrisponde neanche a quello usato nelle memorie Intel Optane per lo memorie allo stato solido.
L’attacco ricorda invece il connettore mSATA ma il numero di pin sembra diverso rispetto a quelli usati nelle unità di questo tipo. Scartati altri tipi di attacchi, l’unica spiegazione possibile è che Apple abbia quindi optato per un attacco proprietario e sfruttato tecnologia NVMe, una tecnologia che promette di aumentare esponenzialmente la larghezza di banda basandosi sul bus superveloce PCI Express per comunicare con la CPU, anziché il più lento bus SATA usato da HDD e unità SSD tradizionali.
Se davvero si tratta di un connettore proprietario potrebbe essere molto più difficile e costoso (e anche tutte e due le cose insieme) cambiare i dischi. Le terze parti, infatti, potrebbero non ricevere il permesso di costruire gli SSD e Apple proporli a sua volta a prezzi molto elevati, come succede del resto oggi quando passare in fase di ordine (in quel caso non è possibile neppure farlo “after market”) da 500 Gb ad un TB in una macchina portatile, ha costi che non rispecchiano certo i prezzi dettati dal mercato.
Non tutto sarebbe comunque perduto per chi non vorrà spendere migliaia di euro per avere modo di ampliare i dischi. Si potrebbe infatti usare le due porte SATA visibili sulla scheda logica con unità aftermarket vendute, ad esempio, da Promise.
Oltre alle porte SATA, altre possibili espansioni si potranno ottenere sfruttando unità SSD di tipo PCI-Express. Quest’ultime unità richiedono slot PCIe 2x o 4x ed esistono versioni tipicamente destinate a server o sistemi professionali in grado di offrire performance di altissimo livello (superiori a quelle che è possibile ottenere con le unità con attacco SATA), e funzionalità che vanno oltre l’uso classico, utilizzabili in slot di espansione PCIe 8x come quelli presenti nei nuovi Mac Pro.
Altro possibile metodo per espandere lo storage interno, è l’uso di moduli MPX, il formato hardware che Apple propone con i nuovi Mac Pro. Questa architettura di espansione è pensata principalmente per le schede grafiche per via di caratteristiche che consentono di superare limitazioni dello standard PCI3 Gen 3. Aziende come Promise hanno già in cantiere sistemi specifici come un modulo MPX RAID con quattro dischi rigidi da 7200RPM. Ovviamente l’ampia disponibilità di porte Thunderbolt 3 rende possibili l’uso di svariati sistemi di storage esterni.
L’archiviazione SSD parte da 256Gb (un singolo modulo da 256GB) e in fase d’ordine sarà possibile scegliere: 1TB (due moduli da 512GB), 2TB (due modali da 1TB) e 4TB (due moduli da 2TB). Per quanto riguarda la velocità delle unità di archiviazione Apple riferisce di velocità “fino a 2.6GB/s” nella lettura sequenziale e “fino a 2.7GB/s” nella scrittura sequenziale. Lo storage può essere cifrato e decifrato in tempo reale usando funzionalità del chip T2 dedicato alla sicurezza. vanta caratteristiche tecniche di rilievo in termini di prestazioni e opzioni di espansione e configurazione.