Se Apple non si scorcia le maniche, presto i suoi podcast non renderanno quanto quelli di Spotify: a prevederlo è eMarketer, le cui stime puntano ad un sorpasso negli ascolti della piattaforma svedese entro la fine dell’anno. Dovrebbero essere 28,2 i milioni di utenti che ascolteranno i podcast su Spotify almeno una volta al mese – si legge nella relazione – mentre le persone che appoggeranno mensilmente le proprie orecchie sul servizio podcast di Apple saranno 28 milioni.
Uno 0,2 può sembrare poca cosa ma l’andamento pare già delineato e, se non viene invertito quanto prima, porterà gradualmente ad un divario sempre maggiore. Un confronto con i numeri raccolti qualche anno fa luce sulla situazione; per dire, nel 2018 il 34% delle persone che ascoltava podcast lo faceva tramite la piattaforma di Apple: secondo le previsioni, questa percentuale scenderà al 23,8% entro la fine del 2021.
Ora, va ricordata una cosa: Apple ha lanciato l’app Podcast con iOS 6 nel 2012, mentre Spotify ha cominciato a muovere i primi passi in questo settore soltanto nel 2010, quindi ben otto anni dopo. Eppure, in poco più di dieci anni è riuscita a recuperare tutto il terreno perso. Perciò la domanda sorge spontanea: cosa sta succedendo?
Secondo l’analista Peter Vahle, che ha contribuito alla realizzazione di queste previsioni, il successo di Spotify andrebbe attribuito principalmente al fallimento di Apple nello sviluppo della piattaforma nel lungo periodo. Investimenti forse sbagliati o poco incisivi e un’innovazione che non è riuscita a tenere il passo con quella di Spotify sarebbero insomma la causa della rapida crescita di una nei confronti dell’altra. Perché nonostante il netto ritardo, Spotify negli anni pare abbia lavorato bene, in parte aumentando l’offerta dei podcast originali e realizzando importanti acquisizioni come quella di Gimlet Media, Parcast e Anchor, oltre a mettere a segno accordi chiave come l’acquisto dei diritti del popolare podcast di Joe Rogan.
Le quote di ascolto perse di anno in anno da Apple nei confronti del suo rivale andrebbero perciò attribuite proprio a questo: sono mancate le idee, o forse non ci ha creduto abbastanza. Si ritiene anche che la differenziazione dei due servizi possa aver contribuito alla rapida ascesa di Spotify: «Mettendo podcast e musica in un unico posto, Spotify è diventato un comodo sportello unico per tutto l’audio digitale» spiega Vahle. «Per molto tempo i podcast venivano associati ad Apple (tanto più che la parola “podcast” è proprio la crasi della parola “iPod” (capsula) con “broadcast” (trasmissione), ndr) ma negli ultimi anni l’azienda non è riuscita a stare dietro alla concorrenza. Gli investimenti di Spotify in questo settore hanno convinto i creatori di podcast e gli inserzionisti ad appoggiarsi al servizio, avendo a disposizione validi strumenti per la monetizzazione».
Noi lo stiamo scrivendo oggi e l’analista ha pubblicato le sue ricerche pochi giorni fa, ma Apple se ne è chiaramente accorta molto prima. Ce lo dimostra il primo, pallido segnale che abbiamo avuto il 16 febbraio con il lancio del primo podcast originale di Apple associato alla serie TV “For All Mankind”, ma è chiaro che per recuperare quantomeno parte del terreno perso, Apple dovrà fare molto di più.
Lavorare su podcast originali esclusivi per la piattaforma è la strada giusta ma potrebbe non essere sufficiente ed è forse questo il motivo per cui ad esempio dal 17 novembre scorso è possibile incorporare i podcast di Apple nei siti web e, da gennaio, è stata lanciata la funzionalità Podcast Spotilight attraverso cui vengono messi in evidenza i creatori di podcast più ascoltati. Si vocifera che Apple stia anche lavorando ad un servizio in abbonamento per i podcast in modo tale da attirare i creatori di contenuti con la promessa di ricavi maggiori.