Se Apple spegne Apple Pay per alcuni siti giudicati razzisti, dopo i fatti di Charlottesville, in Virginia, Spotify rimuove la musica dei gruppi razzisti come Blood Red Eagle e Tattooed Mother Fuckers, per un totale di 37 artisti etichettati sotto la corrente del “White Power”, e a suo tempo bollati dal The Southern Poverty Law Center come “band di odio” inneggianti alla supremazia bianca.
“Il contenuto illegale o il materiale che favorisce l’odio o incoraggia la violenza contro la razza, la religione, la sessualità o simili non è tollerato”, ha detto un portavoce di Spotify a Billboard. In risposta l’azienda ha creato una Playlist chiamata Patriotic Passion considerata una “celebrazione del vero patriottismo”.
Tutto accade poche settimane dopo che Spotify ha lanciato un progetto audio e visivo chiamato “I’m With the Banned”, sostenendo e promuovendo artisti provenienti dai Paesi colpiti dai recenti divieti di viaggio degli Stati Uniti decisi da Donald Trump.
Spotify dunque si accorda a molte società della Silicon Valley che prendono posizione contro l’amministrazione Trump, fra cui aziende come Apple, Google, CloudFlare o Uber o Intel, ma con alcune differenze non da trascurare.
Mentre aziende come Uber e Intel possono protestare contro la politica di Trump da una prospettiva legata al loro business, Spotify – che afferma di sostenere la libertà di espressione e che sin dall’inizio ha insistito per rendere accessibile tutta la musica a tutti – è in una posizione più delicata.
Ora che Spotify ha stabilito i criteri per considerare un brano musicale da rimuovere, applicherà gli stessi criteri a tutte le canzoni del passato, presente e futuro? Chi e come giudicherà? In base a quali criteri?
Ad esempio, la suddetta playlist “Patriotic Passion” di Spotify include gruppi controversi come NWA e 2 Live Crew che potrebbero essere considerati da alcuni punti di vista fra le band che favoriscono odio o incoraggiano la violenza contro la razza, la religione, la sessualità o simili.
O che dire dei Guns N ‘Roses e del loro controverso brano One In A Million, sempre presente su Spotify ma dove il testo si menzionano “negri, immigrati e (testuale) froci”? Ogni decisione legata alla censura musicale non potrà che avere un’implicazione politica e Spotify corre il rischio di esporsi a critiche per avere assunto decisioni che superano il merito del contenuto artistico-musicale e occupano uno spazio politico.