Anche Spotify finisce tra i giganti della tecnologia che fanno “pulizie” di dipendenti: è con un messaggio diretto proprio a loro che l’amministratore delegato di Spotify, Daniel Ek, ha annunciato il licenziamento del 6% della forza lavoro come parte di una ristrutturazione a livello aziendale.
A perdere il posto dovrebbero essere oltre 500 persone: il numero preciso non è stato dichiarato, ma stando a quanto è scritto sull’ultimo rapporto sugli utili aziendali gli impiegati totali sono circa 9.800 persone.
E analogamente a quanto detto da Sundar Pichai nei giorni scorsi per motivare i licenziamenti in Google, anche Ek dice di assumersi «la piena responsabilità» per le scelte che hanno portato l’azienda a prendere questa decisione. L’azienda – dice – fornirà 5 mensilità di fine rapporto ai dipendenti e pagherà anche l’assistenza sanitaria e le ferie maturate (e non utilizzate) fino a oggi.
La maggior parte di queste persone si trova negli Stati Uniti, diversi altri invece lavorano nelle sedi in Svezia e Regno Unito. «Stiamo cambiando radicalmente il modo in cui operiamo ai vertici» delegando il lavoro di ingegneria e prodotto ai nuovi chief product e chief business officer – dice. «Questi cambiamenti mi permetteranno di tornare alla parte in cui svolgo il mio lavoro migliore, dedicando più tempo al futuro di Spotify».
Le cause
L’azienda, come d’altronde le altre che hanno seguito la stessa strada, è stata vittima della flessione dell’economia e in parte anche delle assunzioni folli dell’ultimo anno, quando è passata dai 6.617 dipendenti del 2021 ai 9.800 dell’anno scorso. Questo è avvenuto anche per via della rapida espansione dell’ultimo biennio, in particolare nell’area del podcasting, dove Spotify ha speso oltre un miliardo di dollari per l’infrastruttura – tra reti e servizi di hosting – sotto la guida del responsabile dei contenuti e della pubblicità, Dawn Ostroff (tra i licenziati di oggi), che è riuscito ad aumentare i contenuti dei podcast – dice Ek – di quasi 40 volte.
I numeri dei colossi IT
Insieme ai 600 licenziamenti di Spotify, per ragioni simili nelle ultime settimane hanno perso il lavoro altri 53.000 dipendenti tra quelli di Microsoft (10.000), Amazon (20.000), Meta/Facebook (11.000) e Google (12.000).
Per il momento sembra che Apple sia l’unico tra i colossi IT che non starebbe licenziando. Negli scorsi giorni Spotify ha intensificato il pressing sulla Commissione europea richiedendo di agire con Apple e App Store. Tutte le notizie di macitynet dedicate a Finanza e Mercato sono disponibili a partire dai rispettivi collegamenti.