Sarà pure vero che negli Stati Uniti sta perdendo utenti, ma in ottica globale Spotify sta vedendo crescere il numero di abbonati. Secondo i dati riportati dall’azienda, nel secondo trimestre il numero di utenti paganti sono aumentati del 10%, per un totale di 83 milioni di abbonati contro i 75 milioni presenti a inizio anno.
Il risultato è migliore anche rispetto a quanto previsto dagli analisti, le cui ipotesi si aggiravano intorno agli 82 milioni di abbonati complessivi. Sono invece oltre 180 i milioni di account che accedono al servizio con un account gratuito.
Ma se c’è stata una crescita dal punto di vista dei numeri, minori sono stati invece i ricavi datosi che molti dei nuovi abbonati hanno sottoscritto un abbonamento attirati da promozioni (probabilmente uno dei classici “tre mesi a 0,99 euro” anziché il prezzo base di 9,99 euro al mese), pacchetti famiglia e sconti studenti. Infatti, il ricavo medio per utente è sceso del 12% a 5,72 dollari e secondo quanto riporta la società non sono previsti miglioramenti all’orizzonte.
La società si trova a dover affrontare anche un’altra sfida. La maggior parte delle entrate infatti vanno direttamente alle case discografiche e ai detentori dei diritti d’autore, con margini davvero minimi per Spotify. Aggiungiamoci pure i costi di gestione e la frittata è fatta: ecco perché l’azienda si trova in difetto di 460 milioni di dollari, più del doppio rispetto allo scorso anno (220 milioni).
Spotify vede la soluzione negli abbonati ed è per questo che sta dando la priorità al numero anziché ai profitti, una strategia «Che riteniamo aumenterà il valore del business nel lungo periodo». A rendere le cose più difficili poi, come detto, c’è Apple Music che offre il proprio abbonamento in combinazione con l’acquisto di HomePod, rendendo così il proprio pacchetto ancora più interessante.