Spotify Famiglia deve essere utilizzato soltanto per lo scopo per cui nasce. E’ il concetto che l’azienda sta cercando di mettere in pratica con una serie di verifiche che stanno creando diversi problemi agli utenti americani e che presto potrebbero estendersi anche a tutto il resto del mondo.
Finchè si parla di disattivare il servizio quando a condividere lo stesso pacchetto sono un gruppo di amici anziché genitori e figli non c’è da obiettare. Il perché molti si aggrappano a questo stratagemma è presto detto: un account Premium personale costa 9,99 euro al mese mentre il pacchetto Family costa 14,99 euro che, se condiviso con 6 amici, porta il costo mensile per singolo utente ad appena 2,50 euro.
Giusto quindi bloccare chi inganna il sistema perché per quanto il concetto di famiglia possa essere soggetto alle più colorate interpretazioni, è chiaro che si intendono persone dello stesso albero genealogico, e non gruppi di amici che cercano furbescamente di risparmiare.
Tuttavia l’azienda dovrebbe specificare bene cosa intende per “Famiglia” nel momento in cui la nomina all’interno delle condizioni contrattuali e, questo è un pensiero di chi scrive, probabilmente dovrebbe adottare un sistema diverso per effettuare le proprie verifiche.
In base a quanto si apprende spotify starebbe infatti inviando una mail agli account Premium del pacchetto Family che ritiene sospetti, chiedendo di confermare il proprio indirizzo di casa tramite i dati GPS, con la minaccia «Se non confermi, potresti perdere l’accesso al pacchetto».
Come dicevamo il problema è che, nelle condizioni di abbonamento, Spotify parla di “Famiglia”, cioè di persone con un legame di parentela e non di “Nucleo familiare”, quindi di persone che vivono nello stesso indirizzo. Questa azione quindi non solo solleva alcune questioni legate alla privacy, ma colpisce anche chi effettivamente fa parte della stessa famiglia ma, magari per studio o per lavoro, si trova a vivere ad esempio all’estero. Far parte di una famiglia, infatti, non necessariamente deve voler dire anche vivere sotto lo stesso tetto.
Eppure basterebbe inviare una copia dei documenti in fase di sottoscrizione per ogni membro della famiglia per permettere all’azienda di verificarne l’idoneità tramite le strutture competenti e attivare l’abbonamento, senza così obbligare gli utenti ad attivare il GPS che, oltre ai problemi di privacy, è anche una sanguisuga per la batteria dei dispositivi.
Viene poi da chiedersi perché l’azienda si sia mossa soltanto adesso. Forse è il modo che ha in mente per recuperare terreno in USA, dove lo scorso luglio sarebbe stata superata dal suo diretto concorrente Apple Music. In questo modo infatti costringerebbe gli utenti che utilizzano il pacchetto Family in maniera non consona a quanto previsto a disdire il pacchetto per iscrivere abbonamenti singoli, aumentando non solo gli incassi ma anche il numero di utenti paganti (secondo statistiche recenti in USA ci sono 51 milioni di utenti che hanno sottoscritto un abbonamento di musica in streaming e circolano altri 20 milioni di pacchetti Famiglia).
E a proposito di Apple Music, chi si è abbonato al pacchetto Family può dormire sonni tranquilli in quanto l’azienda è ancora più generica nel descriverne le condizioni d’uso. «Ogni membro incluso in un abbonamento ad Apple Music per la famiglia ottiene accesso illimitato all’intero catalogo di Apple Music, consigli musicali su misura per i propri gusti e accesso alla propria libreria musicale di iCloud. In questo modo ogni familiare potrà ascoltare la propria musica su tutti i dispositivi preferiti. Per usare un abbonamento per la famiglia con i tuoi familiari, devi configurare “In famiglia” utilizzando un dispositivo supportato».