Apple non ha approvato un recente aggiornamento dell’app Spotify facendo sapere agli sviluppatori del servizio di streaming che questi non avrebbero rispettato regole dell’App Store per l’indicazione di link a siti esterni per gli acquisti.
Apple ha predisposto varie modifiche a regole dell’App Store per gli sviluppatori, cambiamenti che si sono resi necessari per conformarsi con il regolamento dell’Unione europea noto come Digital Markets Act. Alcune regole richiedono di seguire alla lettera quanto richiesto da Apple, in particolare per quanto riguarda l’elaborazione di pagamenti all’esterno dell’App Store.
Il paragrafo 3.1.1(a) delle linee guida prevede la possibilità di usare link esterni, pulsanti e “calls to action” (inviti all’azione) per dirottare l’utente sul sito dello sviluppatore, permettendo all’utente di effettuare pagamenti, bypassando il sistema di acquisti in-app dell’App Store.
Apple ha spiegato in una lettera agli sviluppatori di Spotify che per consentire l’adesione di utenti ai servizi di musica in streaming, lo sviluppatore deve accettare i termini noti come “Music Streaming Services Entitlement (EEA)”; la mancata accettazione di questi termini impedisce l’approvazione dell’app aggiornata.
Spotify non vuole probabilmente accettare i termini perché sa che accettando questi ultimi si vedrà addebitata comunque una commissione del 27% sui pagamenti (leggermente inferiore a quella del 30% che Apple normalmente chiede per i pagamenti effettuati tramite il suo sistema di pagamento). A metà marzo l’azienda svedese ha inviato una lettera di reclamo all’Ue.
È l’ennesima battaglia che vede da tempo Spotify opposta a Apple. La Mela è finita nel mirino dell’UE per la musica in streaming, accusata di avere abusato della sua posizione dominante per imporre la propria tecnologia di pagamento per gli acquisti in-app agli sviluppatori di app di streaming musicale, limitando la capacità degli sviluppatori di app di informare gli utenti di iPhone e iPad in merito a servizi musicali alternativi.
Apple ritiene che la Commissione non sia stata in grado di trovare alcuna prova credibile che dimostri danni nei confronti dei consumatori, “ignorando la realtà di un mercato fiorente, competitivo e in forte crescita”, sottolineando che Spotify detiene una quota del 56% del mercato europeo dello streaming musicale, più del doppio del suo principale competitor, e non paga nulla a Apple per i servizi che l’hanno aiutata a diventare uno dei brand più conosciuti al mondo. “Un’ampia parte del successo del servizio di streaming è dovuta all’App Store, oltre che a tutti gli strumenti e alla tecnologia che Spotify utilizza per creare, aggiornare e condividere la sua app con utenti Apple in tutto il mondo”, ha spiegato la multinazionale di Cupertino, sottolineando che tutto questo all’azienda svedese non basta e che “vuole “iscrivere le regole dell’App Store in modo che la avvantaggino ancora di più”.
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