Il servizio di musica più usato al mondo Spotify blocca l’accesso alle proprie API di programmazione agli sviluppatori che creano app per trasferire librerie e playlist verso servizi musicali concorrenti. Questa pratica non solo limita libertà d’azione e di scelta dei programmatori e soprattutto degli utenti, ma risulta molto simile se non identica alle pratiche che Apple impone agli sviluppatori di App Store, criticate e anche denunciate formalmente da Spotify presso la Commissione europea.
La stretta sugli sviluppatori di Spotify è segnalata dal team che ha creato SongShift, una app che permette di trasferire le proprie playlist da e verso diversi servizi di musica in streaming. Nel messaggio agli utenti il team di SongShift (app per iphone e iPad) avvisa che dalla versione 5.1.2 non sarà più possibile effettuare trasferimenti da Spotify verso un altro servizio musicale.
Spotify è anche tra le società che hanno fondato la Coalizione per l’equità delle App e degli App Store, organizzazione che ha stilato un decalogo delle regole e delle pratiche che Apple dovrebbe modificare per ripristinare la concorrenza nel settore.
La diffusione delle notizia del blocco è accompagnata da un esteso coro di critiche da parte di sviluppatori, utenti e osservatori che indicano in Spotify un comportamento ipocrita. Prima le critiche e le denunce rivolte ad Apple e ora, a distanza di pochi mesi, Spotify viene colta in flagrante con pratiche simili o identiche. Ricordiamo che prima di questo caso clamoroso, il fondatore di Sonos è stato il primo a puntare i riflettori sulle pratiche restrittive di Spotify: ne abbiamo parlato più in dettaglio in questo articolo.
Ricordiamo che in ottobre Spotify ha introdotto la ricerca delle canzoni in base al testo e sta sviluppando il suo widget per iOS 14.