Caratteristiche che sono tutto tranne che rivoluzionarie: schermo da 10,1 pollici con 1366 per 768 pixel, illuminazione LED, processore Atom da 1.66 Ghz (N280) e chipset Intel 945GSE. Dotato di serie di Windows XP, con 1 Gb di ram e disco rigido Sata da 160 Gb. Il primo netbook di Sony ha un paio di tocchi di classe come il Wi-Fi veloce 802.11n, Bluetooth, webcam incorporata e microfono, lettore di Memory Stick e schede SD. La batteria a tre celle permette sulla carta fino a 160 minuti di autonomia, cioè due ore 40 minuti. La tastiera è ridotta all’86% di una tastiera completa, come tradizione per i netbook.
Il costo è stato annunciato da Sony: 499 euro in Germania e Italia, 449 in Francia, 500 dollari negli Usa. Quindi, un netbook di fascia alta, al confine con i portatili “tradizionali”. Le dimensioni fanno rientrare questo apparecchio nella categoria boom dell’informatica: 1,19 chili di peso, dimensioni 179,6 (profondità ) per 267,8 (larghezza) per 32,4 (altezza) millimetri. Tre colori disponibili: sugar white, berry pink e cocoa brown.
Sony segnala che i suoi computer sono fatti con materiali a bassissimo impatto ambientale (qualcosa a cui Apple ci ha da tempo abituati) e che anche il loro involucro è realizzato con materiali riciclati al 95%. Anche Sony, dunque, il grande produttore di raffinati, esclusivi, costosi e ben fatti personal computer portatili (ricordiamo i Vaio super-sottili da duemila o tremila euro) cede e si getta nel mercato dei netbook, annunciando la linea W che sarà disponibile da agosto.
A far riflettere sono alcune limitazioni degli apparecchi, ovviamente “manchevoli” di quel qualcosa in più rispetto ai prodotti da prezzo pieno, e la scelta di entrare nel mercato dei netbook con un prodotto così sottotraccia, che anziché innovare vuole sostanzialmente andare a far cassa del brand “Vaio”. Insomma, anziché tablet o altri apparecchi innovativi, già lanciati in passato ma con altri prezzi e poco successo, Sony adesso si butta di pancia dove c’è la bagarre tra venditori, competendo direttamente con Acer, Asus, ma anche con Hp, con Dell e con una miriade di piccoli e piccolissimi asiatici, ex terzisti delle grandi marche occidentali, che però stanno dando sonore “pacche” ai marchi più quotati, con margini ridottissimi e alta efficienza di produzione oltre che costi contenuti al massimo.
